Verdi è molto amato a Lubiana, i suoi lavori sono ricorrenti nel cartellone del locale teatro d'opera. Questo ultimo “Trovatore” coincide con i quarant'anni di carriera di Branko Robinšak.
Quarant'anni di carriera giusti al servizio della musica, portati da gran signore. Il trovatore di Verdi, opera con la quale il Teatro Nazionale Sloveno di Lubiana (SNG Ljubljana) accompagna l'arrivo della primavera, sono servite anche per festeggiare uno dei più famosi cantati lirici sloveni, Branko Robinšak.
Un tenore che in questa prestigiosa sala ha visto il suo esordio in campo artistico, giusto quaranta anni fa, prima di trasferirsi per un lungo periodo a Salisburgo, dove ha ricoperto pressoché tutti i ruoli tenorili mozartiani. Per poi fare ritorno in patria, dove si è svolta in seguito la maggior parte della sua carriera.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Capelli grigi, voce ancor verde
Insomma, a 67 anni da poco compiuti, il bravissimo cantante sloveno si permette di affrontare con giovanile baldanza e invidiabile freschezza di voce – merito anche di oculate scelte musicali operate nel tempo – l'impegnativo profilo tenorile di Manrico. Senza apparente fatica, per di più: la linea vocale ancor solida, luminosa e dal bel colore, l'intero registro superiore tuttora agevole, il pieno possesso della lingua italiana, la finezza d'interprete gli permettono infatti una prestazione ancora di tutto riguardo.
Attorno a lui è raccolto un cast di alto livello artistico, cominciando dal vigoroso Ferrando del basso Saša Čano che apre con autorevolezza l'opera. Il soprano sloveno/tedesco Elvira Hasanagić è una Leonora dalle molte qualità. Interprete tenera e sensibile, ha voce ricca di colori e sfumature, che fluisce morbida ed espressiva, notevole in spessore e volume, senza che mai debba forzare. Voce dai molti pregi, vellutata nel registro centrale, e con acuti sempre ben timbrati e facili.
Il baritono Jure Počkaj è il Conte di Luna: la sua performance è indubbiamente interessante, tenuto conto anche della buona inclinazione belcantistica. Il personaggio è centrato nella sua aristocratica arroganza, l'emissione energica e ben proiettata in avanti, il fraseggio risulta incisivo e flessibile, gli acuti facili e ben timbrati.
Una zingara sloveno/austriaca, un direttore italiano
Completa il quartetto dei protagonisti il mezzosoprano Monika Bohinec, artista austro/slovena di casa alla Staatsoper di Vienna, la quale risolve con grande energia ed espressività la sua Azucena, proponendo così una zingara di straordinaria suggestione, molto ben rifinita, con una voce dalla tinta cupa e brunita, e dal volume forte e compatto. Un po' troppo irruente l'Ines di Gordana Hleb; buono il Ruiz di Matej Vovk.
A dirigere l'opera è il nostro Roberto Gianola. La sua è una concertazione molto eloquente, incisiva e drammatica, che procede carica di energia, proponendo un andamento serrato e spedito. I cantanti sono sostenuti bene, con accompagnamenti vivaci ed eleganti; ma il maestro lombardo sa quando è il caso di adagiarsi in ampi squarci lirici, con atmosfere indicati specialmente nelle arie di Leonora.
Ottima prova dell'Orchestra del SNG, come pure del suo preparatissimo Coro.
Uno spettacolo di notevole vigore plastico
Lo spettacolo è nelle mani di Yulia Roschina - valida ed esperta regista, sopra tutto di prosa - che utilizza di frequente i meccanismi di elevazione del palcoscenico, creando continui movimenti sulla scena. E' così, per esempio, che salendo appare la scura prigione sotterranea di Manrico e Azucena. Una regia efficace ed eloquente, dal montaggio saggio e intelligente, sempre aderente al discorso musicale. E con belle controscene e disinvolto uso delle masse corali.
Molto avvincenti le scenografie di Vasilija Fišer, che descrivono tetri e onirici paesaggi, caratterizzati da grandi monoliti, e sullo sfondo dalle lugubri video immagini elaborate da Neli Maraž. Le coreografie sono disegnate da Ana Pandur, che ha collaborato con Roschina alla drammaturgia dello spettacolo. Raffinati i costumi ideati da Belinda Radulović. Abile tecnico delle luci, Aleksander Pešec.
(Spettacolo visto il 23 marzo 2023)