Novità assoluta del «melodramma moderno», il lavoro sarà in scena dal 9 al 18 dicembre 2018
Una lirica con contaminazioni pop? Impossibile descrivere secondo categorie precostituite l’impronta musicale conferita dal cantautore catanese Gianni Bella a La Capinera, la nuova opera lirica al debutto mondiale il prossimo 9 dicembre presso il Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania; certo invece l’entusiasmo con cui gli autori coinvolti preannunciano un lavoro che sembra distinguersi per spiccata originalità sin dal principio della lunga fase ideativo-organizzativa che ne ha accompagnato la genesi.
La trama, liberamente ispirata al romanzo epistolare di Giovanni Verga Storia di una capinera (enorme successo di pubblico della produzione giovanile) presenta marcati elementi patetici da romanzo d’appendice che ben si prestano al linguaggio lirico-espressivo del melodramma e puntano ad un coinvolgimento di forte impatto emotivo. Una monacazione forzata cui si affianca una storia sentimentale ad esito tragico sono i contenuti rimodellati nella sceneggiatura di Giuseppe Fulcheri, su cui s’innestano romanze e recitativi composti da Mogol con l’orchestrazione di Geoff Westley, sulla base di moduli formali mutuati dall'opera lirica tradizionale e tuttavia piegati verso direttrici del tutto inconsuete.
Un’opera lirica «ponte» verso il futuro
«Osare, e rinnovare la lirica, perché i teatri rischiano di diventare i ripetitori di autori del passato» è il coraggioso intento del sovrintendente del Bellini Roberto Grossi, che ha proposto regia e direzione scenografica al premio Oscar Dante Ferretti, così da fare dell’opera un progetto di potenziale levatura internazionale, nella convinzione - gli fa eco il direttore artistico Francesco Nicolosi- «che il linguaggio del melodramma sia tutt'altro che esaurito e deve intraprendere strade nuove».
La partitura continua tuttavia a fondarsi su un impianto strutturale di carattere tardo-romantico, per quella che lo stesso Nicolosi ha definito «un’opera ponte» tra il passato e un genere scenico-musicale ancora da inventare, «un’alchimia» - secondo il musicologo Pierguido Asinari- «frutto di mutazioni in fieri di un tetraedro creativo, che dal pop scende (o sale) cercando appigli sul terreno scosceso del melodramma, reincarnatosi in un nuovo corpo, fusosi con la contemporaneità».
La sfida de La capinera, nel segno del melodramma
Il rischio dell’impresa, unito alle notevoli perplessità iniziali degli autori e alle successive difficoltà di inserimento nelle programmazioni dei teatri d’opera, giustificano il dilatarsi dei tempi per la messa in scena di un lavoro ultimato già nel 2014. In tal senso la serata del debutto il 9 dicembre, cui assisteranno rappresentanti dei principali enti lirici italiani, rappresenta un importante esame -assodato il valore artistico dell’esperienza- per comprenderne il reale potenziale in termini di fattibilità nonché di appeal per un pubblico abituato ai classici, mentre la lirica contemporanea resta sovente confinata alle manifestazioni destinate ad un pubblico di intenditori.
In attesa di riscontri, illustri pareri propendono per l'ottimismo: Asinari, ad esempio, individua ne La Capinera numerosi punti di contatto con gli elementi che resero popolare il melodramma, per quanto concerne trama e linguaggio («la decifrabilità delle situazioni, le passioni, le tensioni, i contrasti, l’aspersione degli urti emotivi, la trasparenza della situazione, la comprensibilità del linguaggio, l’aderenza del testo alla musica, la regolarità fraseologica»), e componente musicale («la chiarezza tonale, le consonanze, le omoritmie, le reminiscenze tematiche, le citazioni, paradigmi istituzionalizzati di concessione della musica alla cultura di massa»).