Lirica

La scomparsa del grande tenore pratese Lando Bartolini

Lando Bartolini
Lando Bartolini

Da diverso tempo era in lotta con la malattia. Ha chiuso gli all’età di 87 anni, nella sua casa sulle colline di Pistoia.

Americano d'adozione, alcuni periodi dell’anno li trascorreva nel New Jersey, ad Engle Wood, il grande tenore Lando Bartolini; ma è mancato il 28 giugno nella sua dimora toscana di Tizzana, sulle colline di Pistoia. Era nato a Casale di Prato l'11 aprile 1937, in una numerosa famiglia. Appassionato sin da giovane della musica, pur lavorando nel laboratorio tessile di famiglia trovò modo di dedicarsi alla fisarmonica. Sposatosi nel 1966 con una compaesana, Deanna, da cui ebbe poi due figlie, si trasferì in cerca di fortuna negli USA, a Filadelfia, lavorando in una fabbrica locale. 

Dopo la tragica scomparsa avvenuta nel 1967 del fratello Lino, discreto cantante di musica leggera sotto lo pseudonimo di Tony (poi Rocco) Montana, sapendosi dotato di buona voce volle prendere il suo posto e si iscrisse alla Music School di Filadelfia, prefiggendosi di diventare però interprete lirico. Già dopo solo un anno, mettendo a frutto le innate doti vocali e gli insegnamenti ricevuti, vinse il concorso intitolato a Mario Lanza, e venne quindi ammesso alla prestigiosa AVA-Academy of Vocal Arts; fu allievo anche del noto basso Nicola Moscona, di casa al Metropolitan di New York. 

Due diversi Radamès di Lando Bartolini

Una carriera partita un po' in ritardo

Lando Bartolini arrivò un po' tardivamente sulle scene, all'età di 31 anni, esibendosi nell'ottobre 1968 al Teatro St. Joseph di Filadelfia ne Il tabarro di Puccini. Lanciatosi in carriera, dai primi anni Settanta ebbe molteplici occasioni di esibirsi: fu protagonista nell'Iris di Mascagni al Liceu di Barcellona; presente per tre stagioni alla New York City Opera, vi cantò Cavalleria rusticana, Bohème, Tosca, Madama Butterfly, La traviata e Rigoletto. Scritturato al Theater St.Gallen in Svizzera, vi interpretò Attila, Gianni Schicchi e La bohème. 

Il suo nome apparve sempre più spesso nei palcoscenici di mezzo mondo, da Vienna a Tokyo, da San Francisco a Sidney, diretto per lo più da bacchette prestigiose. Nell'ottobre 1979 debuttò a Monterrey in Messico quel ruolo di Radamés che divenne un pilastro del suo repertorio, tanto che a fine carriera, poteva vantarne 240 recite. A seguire vennero le figure di Calaf (179 recite in totale) e di Manrico (160 recite), nell'ambito d'una cinquantina di personaggi accumulati.

Lando Bartolini ne Il trovatore con Daniela Dessì ( Opera di Roma 1993)

In Italia, solo tempo dopo

Anche l'approdo sulle scene italiane avvenne abbastanza tardi, dopo una lunga serie di successi all'estero, però in una sede prestigiosa: il 30 dicembre 1982 poté infatti presentare al Teatro alla Scala il suo Ernani verdiano sotto la regia di Luca Ronconi. Nel luglio del 1983 debuttò all'Arena di Verona – che lo ospiterà regolarmente dal 1992 al 1998 - nell'Aida. Seguirono altri importanti esordi: nel 1986 al Teatro San Carlo di Napoli in Andrea Chénier; nel febbraio 1990 al Teatro Bellini di Catania ne Il trovatore, a marzo al Regio di Parma in Ernani, in luglio al Regio di Torino con l'Aida. Nel 1991 apparve al Comunale di Firenze come Turiddu in Cavalleria rusticana, nel 1992 si presentò all'Opera di Roma il suo Manrico.

 Bartolin in Turandot all'Arena di Verona con Audery Stottler (2001)

Una recita pucciniana salvata di corsa

Nel 1996 arrivò il suo primo Otello ad Alessandria d'Egitto, sotto la regia di Giancarlo Del Monaco; ma era un personaggio che si adattava meno d'altri al suo carattere. Eccezionale risonanza ebbe la Turandot da lui sostenuta al Maggio Musicale Fiorentino nel 1997, e non solo per la prima regia operistica di Zhang Yimou e la direzione musicale di Zubin Mehta. Bartolini venne infatti convocato dal maestro indiano – la chiamata lo raggiunse mentre era in un centro commerciale di Prato - per sostituire di corsa un collega protestato. Grazie a questo Calaf dell'ultimo minuto, ottenne un autentico trionfo personale. 

La sua carriera si concluse nei primi anni di questo secolo: per esempio nel dicembre 2002 cantò a Tokyo come Manrico; nel 2003 ad Atene come Calaf, nel novembre 2003 al Lincoln Center di New York divenne protagonista della prima americana del Guglielmo Ratcliff di Mascagni. Nel novembre 2004 debuttò al Regio di Torino come Giannetto ne La cena delle beffe di Giordano: ruolo non poco impegnativo, considerata anche l'età.

Bartolini all'Arena di Verona, anni '80

Una voce di grande bellezza

Aveva una voce affine a quella del quasi coetaneo Nicola Martinucci, Lando Bartolini, in un repertorio tenorile assai simile; ma forse ancor più calda e morbida nel timbro. L'emissione salda e sicura, omogenea e nobile, il timbro caldo e virile, offrivano volumi sonori ragguardevoli – all'aperto la sua voce non sfigurava mai – vedendo svettare acuti limpidi e squillanti. Una voce, va da sé, che inevitabilmente perse un po' di smalto e precisione negli ultimi momenti di carriera, per l'avanzare dell'età, rimanendo comunque accattivante e piacevole.

 Piccolo di statura ma dai tratti eleganti, garbato nel carattere, apparentemente riservato e dimesso fuori scena, sul palcoscenico si trasformava, acquistando la necessaria autorità; e così spiccava l'interprete accreditato, che attirava naturalmente le simpatie del pubblico, e che trovava sempre piena sintonia con i colleghi. Anna Maria Gasparri Rossotto nel 2020 gli ha dedicato un'ampia biografia critica edita da Bongiovanni; e nel 2022 la città di Prato volle promuovere un concorso lirico a lui intestato. Purtroppo Bartolini non ebbe modo di fissare la sua voce in registrazioni complete d'opere, nemmeno di quelle che interpretò così tante volte. Per avere una testimonianza della bella qualità della sua voce, al top delle sue possibilità, è bene ascoltare il luminoso Ingemisco dal Requiem verdiano che vi proponiamo sotto, diretto da Alain Lombard nel 1992. In YouTube è poi disponibile altro, tra cui I pagliacci dato nel 1993 all'Arena di Verona.