Lirica

L'irriducibile potere dell'amore: l'Opera Reale di Stoccolma celebra il Giorno della Memoria 

Löftet (La promessa)
Löftet (La promessa)

Löftet (La promessa) è la nuova opera lirica della Royal Swedish Opera. Un lavoro dai tratti corali per celebrare la Giornata della Memoria, offerto in streaming dal portale Opera Vision.

Fra le tante iniziative varate per celebrare la Giornata della Memoria, spicca quella dell'Opera Reale di Stoccolma che ha voluto mettere in scena Löftet (La promessa) e trasmettere in streaming gratuito un'opera appositamente commissionata a Mats Larson Gothe: ve ne parliamo in queste righe dopo averla seguita in diretta (alla fine dell'articolo potete vedere l'Opera completa).

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Dopo tanti lutti, un barlume di speranza

"E' rimasto dell'amore in questo mondo?” si chiede una folla di scampati agli orrori dei campi di sterminio. Dopo un brevissimo quadro idilliaco – le nozze di Ava e Teo, due giovani ebrei – la nuova opera Löftet (La promessa) del compositore svedese Mats Larson Gothe su libretto in lingua svedese di Susanne Marko, muta subito registro e s'immerge in un clima di sconsolata disperazione. Sopravvissuta ad Auschwitz, Ava vaga alla ricerca del marito. Spera infatti in cuor suo che sia ancor vivo, ma incontra solo miserie e rovine di un mondo allo sbando. 

Alla fine lo ritroverà, anche se prostrato dagli eventi, perché questa vuol essere una storia sulla speranza e sul potere invincibile dell'amore. Trasmessa in diretta in prima mondiale la sera del 27 gennaio scorso, Giornata della Memoria, dalla grande sala dell'Opera Reale Svedese di Stoccolma. 

Hanna Husáhr

Una donna immersa nella folla 

Due sono i veri protagonisti di Löftet. Il ruolo di Ana, che attraversa tutto il lavoro, è particolarmente gravoso, ma il biondo soprano Hanna Husáhr, interprete granitica, lo sostiene senza difficoltà, infondendo nel suo personaggio forza e incisività. L'altro grande protagonista è il coro, chiamato di continuo a commentare la vicenda, esprimere stati d'animo, fare da contrappunto ai solisti, quasi con religiosa severità; ed è innegabile che il folto Coro dell'Opera Reale Svedese assolve impeccabilmente il suo compito. 

Accanto a loro troviamo man mano Karl-Magnus Fredriksson (Teo), Agnese Auer (Rosa), Niklas Björling Rygert (Gustav), Susann Végh (Maria), Kristian Flor (Fritz), Clifford Lewis (Josef), Jesper Taube (Davide), Karolina Blixt (Elisabeth).

Un'opera eclettica, multistile

Stilisticamente, Löftet è una moderna opera mainstream, di robuste proporzioni, che mescola con abilità più spunti. Anche yiddish e klezmer, ovviamente. Strumentalmente, ora volta al sincretismo, ora incline ad esprimere sonorità turgide e complesse, quasi neoromantiche; ed improntata ad una solenne, austera coralità, mentre le linee vocali disegnano inesauste arcate melodiche. In scena tutto funziona molto bene, il libretto è avvincente, le sue due ore scorrono veloci. 

La partitura in sé appare abbastanza complessa, comunque, al punto da impiegare tutte le risorse e le sezioni di una grande orchestra come questa di Stoccolma, alternando passaggi cameristici a momenti di travolgente, poderosa sonorità. Ne tiene serrate le fila, dominandone con maestria ogni aspetto, il direttore statunitense Alan Gilbert. La sua è una visione musicale e drammaturgica ben articolata, severa e tesissima, che sostiene e rende giustizia al forte impegno di strumenti, coro, interpreti. 

Regia forte, intensa, coinvolgente

La regia di Stefan Larsson procede per sottrazione, senza interventi superflui, puntando sulla massima espressività degli interpreti e mirando a coinvolgere emotivamente lo spettatore, coinvolto dalle riflessioni di Ava e dall'incontro con gli altri vari personaggi: alcuni veri come Gustav il reduce, Fritz la guardia, David attanagliato dal rimorso, Rosa, altra sopravvissuta, seconda protagonista; altri immaginari, incontrati in sogno o nel delirio. Spettacolo austero, teso, concentrato, ma non oppressivo; perché uno spiraglio di speranza per l'umanità deve pur esserci. 

La scenografia unica di Sven Haraldsson è impostata su due livelli. Davanti, un palcoscenico pressoché nudo, rischiarato da luci fredde; dietro, un largo schermo con stranianti immagini in bianco/nero, elaborate da Andrea Grettve. Gli abiti sono di Nina Sandström, unica nota di colore.

Fissata da un'ottima regia e ripresa televisiva, con sottotitoli in inglese, Löftet resterà disponibile on line sino a luglio. 
 

Qui sotto puoi guardare lo spettacolo integrale