Dopo qualche timida riapertura, eccoci di nuovo tutti chiusi in casa, senza poter andare a teatro. Ci sono però gli spettacoli in streaming: ma quali sono le differenze con lo spettacolo dal vivo?
Eravamo in tanti frequentare teatri e auditorium per goderci opere, balletti, concerti. Ma con il dilagare del Covid 19, ecco uno stop inaspettato, generale, assoluto. Febbraio, marzo, aprile e maggio li abbiamo trascorsi segregati in casa, aspettando fra ansie e paure che questa maledetta pandemia finisse. E non ne siamo ancora fuori, purtroppo.
L'estate e le prime giornate d'autunno ci avevano portato timidi segnali di ripresa: ripartivano i concerti, benché quasi solo all'aperto, qualche festival riapriva i battenti e alcuni teatri timidamente riaprivano le sale, sebbene con limitati spettatori. Purtroppo, da qualche settimana siamo tornati daccapo. E pensare che le misure di sicurezza messe in campo avevano reso questi eventi molto più sicuri delle resse balneari e delle folli serate in discoteca.
Di nuovo chiusi in casa
Siamo di nuovo chiusi in casa, chi più chi meno, obbligati al coprifuoco notturno. Per fortuna, a soddisfare la nostra voglia di musica c'è la televisione, e c'è Internet: e quindi fra YouTube e l'offerta di spettacoli in streaming – talvolta pure in diretta – non siamo restati a bocca asciutta. Durante il primo lockdown hanno scavato in tanti nei propri archivi: dalla Scala di Milano al Carlo Felice di Genova, dal Maggio Fiorentino al San Carlo di Napoli, sino ai Massimo di Palermo e di Catania, molti teatri ci hanno offerto il meglio delle passate stagioni.
Anche a questa seconda chiusura di sipario molte realtà artistiche hanno saputo reagire, montando nonostante l'emergenza sanitaria qualche concerto già in programma, e mettendo comunque in scena almeno una parte di quanto programmato. Oppure si sono inventate, coraggiosamente, qualcosa di nuovo. Le iniziative sono tantissime, troppe per elencarle tutte: valgano come esempio quelle delle fondazioni dell'ANFOLS, di Opera Streaming, del Festival Donizetti Opera, o di Italia festival, che rendono disponibili molti eventi musicali e teatrali.
Recensire in streaming
Anche chi scrive, in queste settimane sta ormai recensendo esclusivamente opere e concerti trasmessi in live streaming: quella che all'inizio è stato un divertissement –recensire l'Ernani del Festival Verdi di Parma visto on line da casa– è divenuta in questi frangenti un'opzione obbligata, senza alternative. Cosa cambia? Molte cose: qualcosa in peggio, qualcosa in meglio.
In peggio, manca ovviamente l'emozione dello spettacolo vissuto in diretta, che è difficile spiegare in poche parole. Ma sopra di tutto manca il contatto diretto con musicisti ed artisti. E quindi viene limitata la valutazione diretta del suono delle orchestre e del lavoro dei direttori; diminuisce il giudizio dal vivo delle qualità di un solista di piano o di violino; è più difficile la valutazione dei cantanti, non potendone soppesare in presa diretta pregi e difetti. Sono fattori che la ripresa fonica può restituire in maniera credibile, ed allora va bene; oppure alterare in varia misura ed allora va male, anche se noi non ce ne accorgiamo: per dire, si può dar voce in più a chi ne ha poca di suo.
E manca pure, a mio parere, un certo colpo d'occhio generale, là dove è propria di chi osserva dal suo posto in teatro (e deve riferire al lettore, poi) la facoltà di focalizzare un particolare suono, un personaggio, un singolo aspetto dello spettacolo. Cose che nella ripresa video sono lasciate alla bravura dell'operatore, ed alla sensibilità di un regista che sceglie per noi. Raramente comunque, per inveterate abitudini, verranno privilegiate le vedute d'insieme, tanto meno nell'orchestra. Ci sono riprese, dal punto di vista della qualità d'immagine, di maggiore e minore qualità, perché oltre ai mezzi tecnici a disposizione ci sono registi di alta professionalità, altri armati solo di buona volontà. Al limite, c'è il rischio che tutto il precedente lavoro del regista teatrale – quello più basilare - sia sminuito, frainteso o stravolto.
C'è poi modo e modo di riprendere con le telecamere: se un cantante viene truccato pesantemente, lo è per essere visto da lontano. Meglio evitare i primi piani ravvicinati, meglio non notare se la barba è disegnata col nerofumo, e se cantando sputacchia un po'...
Qualche vantaggio, indubbiamente c'è
Indubbiamente, però, c'è qualche aspetto positivo. Intanto, poter assistere ad un concerto o ad un'opera stando comodamente a casa (e, per gli spettatori 'normali', quasi sempre “a gratis”); e per di più poter interromperne la visione, se necessario, e riprenderla in seguito. Spesso, il poter dopo rivedere on line lo spettacolo più volte, se ci è piaciuto. In certi casi, poterlo archiviare e conservare “pei dì futuri”, come dice Schaunard ne La bohéme.
Un'altra cosa non è certo da sottovalutare: il distanziamento sociale e le sale vuote hanno moltiplicato esponenzialmente la facoltà di presenziare ad eventi che magari mai avremmo raggiunto di persona, perché troppo lontani o troppo costosi: basti pensare agli spettacoli offerti dall'Opera di Vienna, dalla Royal Opera House di Londra, o dalla Metropolitan Opera di New York. Con vere chicche, come la fortuna di seguire da casa la prima di Falstaff diretto da Michele Mariotti alla Staatsoper di Monaco, il 2 dicembre prossimo. Privilegio che sono felice di condividere con quanti mi stanno leggendo.
Comunque sia, credete a me: non c'è nulla che possa sostituire il privilegio di assistere di persona ad uno spettacolo. Di poterne godere tutta l'eccitazione e la magia, magari stando in buona compagnia, e di tornare poi a casa sazi e soddisfatti di aver goduto una serata di buona musica. Accettando pure il rischio di rientrare dopo aver sopportato a malapena uno spettacolo che ci è piaciuto poco, o nulla. La vita del recensore, come d'altro canto quella d'ogni spettatore, prevede anche questo.