Il portale europeo OperaVision propone in streaming due capolavori di Verdi, Rigoletto e La traviata.
Il portale europeo OperaVision propone in streaming due capolavori di Verdi, Rigoletto e La traviata. Produzioni entrambe musicalmente molto valide, ma con direzioni sceniche una agli antipodi dell'altra.
Il Rigoletto offerto dal Teatro Real di Madrid si fa ascoltare con interesse per le ottime voci coinvolte - nomi quasi tutti ben noti - ma scenicamente risulta pressoché inguardabile. La traviata andata in scena in un teatro 'minore' qual'è il Nationaltheater di Mannheim, è imperniata su un cast senza celebrità ma coscienzioso ed affiatato, e dimostra quanto possa valere un'intelligente gestione registica, senza troppi ghiribizzi.
A Madrid, un anno fa
La recita madrilena, benché offerta da pochi giorni risale al 27 dicembre 2023, una delle oltre venti recite che hanno visto avvicendarsi nei tre ruoli principali numerosi nomi di spicco fra cui John Osborne e la nostra Rosa Feola. Rigoletto è qui nelle mani di Ludovic Tézier, ed è tutto dire: la voce, tendente al chiaro, è una sorgente di bei suoni, ricca di intense vibrazioni; la dizione precisa, il fraseggio eloquente, il personaggio abilmente centrato. Pochi possono tenergli testa.
Anche il soprano romeno Adela Zaharia possiede una voce di notevole attrattiva, timbricamente ammaliante, poggiante su una tecnica solida. Una buona Gilda, due spanne al di sopra dei sopranini leggeri cui tradizionalmente viene affidata. Javier Camarena consegna un valido Duca, procede molto estroverso e brillante, consolida il suo personaggio sebbene il fraseggio non sia sempre rifinito come dovrebbe. Altre volt il tenore messicano ha dato prove migliori.
Si canta e si suona bene in Rigoletto...
Il resto della compagnia - a principiare da Simon Lim (Sparafucile) e Marina Viotti (Maddalena) svolge il proprio compito con salda professionalità, senza tentennamenti. Assai incisiva, fluida e sensibile al dettagli si mostra poi anche la precisa direzione di Nicola Luisotti - ormai di casa in questa sala iberica - sovrastata com'è da un forte impulso teatrale. Ed pure il coro procede dritto senza una piega.
...ma la regia, ahinoi!
Quello che guasta la festa è la regia imbecille e scellerata di Miguel Del Arco, piena di incongruenze, di illogicità, di inciampi. Una vera débacle, in cui spicca la fastidiossima, ossessiva presenza di troppe ballerine più o meno nude, inclini ad frenetiche attività sessuali. Le scenografie sono pressoché inesistenti, tutto un fluttare di stoffe rigonfie, però Rigoletto abita una sorta di siepe piena d'erbacce, e Sparafucile né più né meno che un lurido bordello di poche pretese. Quanto agli incoerenti costumi, siamo al peggio del peggio, ora banali ora d'una bruttezza orripilante.
Una Traviata con molti aspetti interessanti
Tutt'altra atmosfera troviamo nel lindo spettacolo curato per il Nationaltheater Mannheim, e andato in scena lo scorso novembre. Una produzione senza troppe pretese eppure di buon livello, dove musica e regia vanno pienamente d'accordo.
Nessun nome di chiara fama nel cast - questo genere di teatri ha la sua compagnia stabile – formato in prevalenza da giovani cantanti. Siamo nel Baden-Württemberg, ma a dir la verità molti di loro non sfigurerebbero in sale più prestigiose e titolate.
La Corea tiene banco
Campeggiano nei due ruoli principali due sudcoreani, il soprano Seunghee Kho ed il tenore Sung Min Song. E' una piacevole sorpresa sentirli, specialmente la prima: una Violetta stimolante, che offre un «Addio del passato» calibrato e struggente, di rara qualità. Entrambi vantano voci attraenti, sfruttate con garbo e tecnica eccellente, e corretta adesione al lessico verdiano. Ancora una volta, Seul docet et regnat. Il baritono croato Nikola Diskić è un Germont senior un po' compassato, e non troppo incisivo. Ha buona stoffa, però, maturerà.
Un concertazione assennata
La direzione del nostro Roberto Rizzi Brignoli è giudiziosa, attenta, procede in sottile equilibrio drammatico, con scelte di sonorità e tempi irreprensibile, e si mostra un saldo sostegno per gli interpreti. I due preludi, sincera poesia.
L'onesto spettacolo impostato dalla regista tedesca Luise Kautz scorre fluidamente, scenicamente persuasiva, non divaga troppo e non cade mai nel didascalico. Punta dritta allo scopo ed il massimo della trasgressione è qualche bicchiere di troppo e qualche striscia di cocaina nella discoteca rotante che ci accoglie all'inizio, mentre il salotto di Flora diviene un tabarin popolato da figure eccentriche.
Nulla di troppo eversivo, alla fine. Il rifugio agreste dei due amanti è un vero nido d'amore, tutto un tripudio di amorini. Ma nel finale, il letto di Violetta morente appare come un candido altare circondato di ceri spenti. Fa un bell'effetto, ça va sans dire. Coro e orchestra impeccabili: beata la provincia tedesca.