Il regista cinematografico di fama mondiale firmerà le nuove produzioni di Cavalleria rusticana e Pagliacci
Sabato 13 giugno il Festival 2020 dell’Arena di Verona inaugurerà con una nuova produzione di Cavalleria rusticana e Pagliacci con la regia di Gabriele Muccino, nome di punta del cinema internazionale, regista e sceneggiatore di successo, attento e sensibile interprete dell’Italia di oggi, a cui ha sempre saputo dare eco globale senza intaccarne l’autenticità.
Grandi voci e grandi registi in Arena
Questa scelta fa parte di un percorso che, dopo aver riportato le grandi voci al centro della scena, intende riprendere il lavoro di ricerca sulla regia, accostando alle produzioni indimenticabili di Franco Zeffirelli, Gianfranco de Bosio, Hugo de Ana, Arnaud Bernard, che costituiscono il patrimonio storico della Fondazione, una nuova e inattesa sorpresa che saprà esaltare il connubio areniano di tradizione, spettacolare bellezza e modernità di approccio psicologico al dittico verista.
Dunque cifra stilistica perfetta per rileggere la passionalità del verismo italiano, nei due capolavori di Pietro Mascagni e Ruggero Leoncavallo, e tradurla nel migliore dei modi al grande pubblico internazionale, che ogni anno affolla da tutto il mondo le antiche pietre areniane.
Un costante dialogo tra contemporaneità e tradizione
Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arena si dichiara molto soddisfatta di questo nuovo passo in avanti verso un 2020 che ha iniziato solo ora a dipanare le sue sorprese: «Gli allestimenti di Arena sono davvero il nostro patrimonio, perché a differenza di altri teatri, diventano il cuore delle nostre stagioni, un appuntamento imprescindibile per il nostro pubblico che ancora le cerca a distanza di anni, un tesoro di bellezza che parla dell’Italia nel mondo creando ogni anno un affascinante dialogo tra contemporaneità e tradizione, che costituisce uno degli elementi distintivi di Fondazione Arena. Gabriele Muccino è perfetto in Cavalleria e Pagliacci, titoli in cui l’approccio intimista e di scavo psicologico deve venir sottolineato pur nella dimensione spettacolare del nostro palco. Una nuova avventura per noi e per lui, nella consapevolezza che ciò che si fa in Arena rimarrà negli anni a venire ed è un progetto per il futuro: di certo un incentivo in più per un regista di spicco come lui».
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