«Sempre disponibile», «gentile con tutti», una donna «straordinaria», «bella e buona», «una vera artista», «un'altra grande che se ne va», era «la cantante del popolo»: così amici e colleghi ricordano Betty Curtis, classe 1936, scomparsa l'altro ieri pomeriggio in una clinica sul lago di Lecco dopo una lunga malattia.
Aveva lasciato da anni il mondo dello spettacolo, dove era entrata, nel 1955, grazie a Teddy Reno: «Mi ricordo quando, ragazzina, mise piede per la prima volta nel mio ufficio alla Cgd - afferma l'artista commosso - Mi colpì per la giovinezza, la simpatia e soprattutto le ottime doti canore. Allora andavano di moda i nomi con qualcosa di americano, tipo il mio o quello di Johnny Dorelli: così a Roberta Corti, il suo vero nome, proposi il nome d'arte di Betty Curtis. All'inizio fu un po' titubante, poi accettò».
È lui a lanciarla, facendola partecipare a diversi programmi televisivi, da Confidenze musicali, in prima serata su Raiuno, a Marina Piccola e, nel '60, a Souvenir. Nel 1957 aveva sposato Claudio Celli, un ragazzo del Quartetto Radar, che le resterà accanto fino alla fine. Il debutto è a Sanremo nel 1959 con Nessuno, cantato in coppia con Wilma de Angelis, che la ricorda così: «Eravamo molto amiche, Betty era una grande. Negli anni '60 vendeva milioni di dischi, era la più famosa tra noi, una star. L'ultima volta che abbiamo lavorato insieme in tv fu lo scorso anno, ospiti di Fiorello. All'inizio non voleva partecipare, si sentiva stanca. Ma la convinsi e alla fine fu felice di quel ritorno in tv».
Prima di esibirsi sul palco dell'Ariston con quella che poi diventerà una delle hit del repertorio di Mina, riceve un biglietto contenente una polverina che la fa starnutire: un caso di sabotaggio.
Nella stessa edizione Betty canta anche Una marcia in Fa e Un bacio sulla bocca in duetto con Johnny Dorelli, con il quale torna diverse volte al Festival. La loro è un'amicizia durata 40 anni: «Una bravissima cantante, una persona simpatica. Una grande amica. Mi dispiace moltissimo», si è limitato a dire Dorelli, molto provato dalla morte della collega.
L'anno dopo è la volta di Non sei felice, con una partner importante, Mina. Ma è nell'edizione del 1961 che ottiene la vittoria, con Luciano Tajoli, interpretando Al di là: la sua versione, a differenza del collega, è da "urlatrice". Un brano che tra l'altro Betty sceglie per caso, visto che nessuno dei colleghi lo vuole cantare assieme a Tajoli, ancora alle prese con qualche discriminazione per il suo handicap (una poliomelite che lo aveva colpito a un anno di età).
La leggenda racconta di un gestaccio che la Curtis fece alla "rivale" Milva, terza classificata, al momento della vittoria.
Non lasciano invece traccia le sue ultime due partecipazioni a Sanremo, nel 1965 con Invece no insieme a Petula Clark, e due anni dopo con Tony Del Monaco in È più forte di me. Gli anni Ottanta e Novanta sono, come per tanti altri artisti della sua epoca, anni di revival, nei quali la Curtis porta in programmi televisivi - come una Domenica in condotta da Mara Venier - brani evergreen dei ruggenti anni '60. Il re degli urlatori della musica leggera italiana, Tony Dallara, la ricorda, appunto, urlante in platea a sostenerlo mentre cantava Romantica, con la quale vinse il Festival. E poi dice con amarezza: «Betty non è mai stata trattata secondo il suo reale valore. Del resto in Italia chi è buono, chi non sgomita, viene sempre lasciato un po' da parte. E lei era sempre disponibile, gentile con tutti. Si può ben dire che era la cantante del popolo».
«Mi è sempre piaciuta molto sia per il timbro di voce che aveva, sia per l'applicazione che metteva nell'esecuzione delle canzoni. Era sempre intonata, non l'ho mai sentita una volta uscire fuori strada. Era una delle colonne della Cgd». Anche Virginio Savona, membro storico del Quartetto Cetra, unisce la sua voce al coro degli elogi per Betty Curtis di cui era amico anche se negli ultimi anni non si erano più visti con la cantante. «Era simpaticissima. Intorno agli anni '60 - racconta Savona - avevo fatto un progetto per fare della pubblicità sui dischi. Con la Sugar avevamo creato una società per fare le copertine dei 45 giri. Per dare un esempio agli operatori pubblicitari del settore mi serviva una copertina già realizzata e pregai alcuni cantanti di farmi utilizzare la loro foto. Betty Curtis si prestò subito, eravamo amici. Il progetto poi non andò in porto ma così ho una copertina unica. Era da tanto che non la vedevo, negli ultimi tempi ci siamo persi un po' con tutti perché anche noi siamo sugli 86 anni».
Aveva lasciato da anni il mondo dello spettacolo, dove era entrata, nel 1955, grazie a Teddy Reno: «Mi ricordo quando, ragazzina, mise piede per la prima volta nel mio ufficio alla Cgd - afferma l'artista commosso - Mi colpì per la giovinezza, la simpatia e soprattutto le ottime doti canore. Allora andavano di moda i nomi con qualcosa di americano, tipo il mio o quello di Johnny Dorelli: così a Roberta Corti, il suo vero nome, proposi il nome d'arte di Betty Curtis. All'inizio fu un po' titubante, poi accettò».
È lui a lanciarla, facendola partecipare a diversi programmi televisivi, da Confidenze musicali, in prima serata su Raiuno, a Marina Piccola e, nel '60, a Souvenir. Nel 1957 aveva sposato Claudio Celli, un ragazzo del Quartetto Radar, che le resterà accanto fino alla fine. Il debutto è a Sanremo nel 1959 con Nessuno, cantato in coppia con Wilma de Angelis, che la ricorda così: «Eravamo molto amiche, Betty era una grande. Negli anni '60 vendeva milioni di dischi, era la più famosa tra noi, una star. L'ultima volta che abbiamo lavorato insieme in tv fu lo scorso anno, ospiti di Fiorello. All'inizio non voleva partecipare, si sentiva stanca. Ma la convinsi e alla fine fu felice di quel ritorno in tv».
Prima di esibirsi sul palco dell'Ariston con quella che poi diventerà una delle hit del repertorio di Mina, riceve un biglietto contenente una polverina che la fa starnutire: un caso di sabotaggio.
Nella stessa edizione Betty canta anche Una marcia in Fa e Un bacio sulla bocca in duetto con Johnny Dorelli, con il quale torna diverse volte al Festival. La loro è un'amicizia durata 40 anni: «Una bravissima cantante, una persona simpatica. Una grande amica. Mi dispiace moltissimo», si è limitato a dire Dorelli, molto provato dalla morte della collega.
L'anno dopo è la volta di Non sei felice, con una partner importante, Mina. Ma è nell'edizione del 1961 che ottiene la vittoria, con Luciano Tajoli, interpretando Al di là: la sua versione, a differenza del collega, è da "urlatrice". Un brano che tra l'altro Betty sceglie per caso, visto che nessuno dei colleghi lo vuole cantare assieme a Tajoli, ancora alle prese con qualche discriminazione per il suo handicap (una poliomelite che lo aveva colpito a un anno di età).
La leggenda racconta di un gestaccio che la Curtis fece alla "rivale" Milva, terza classificata, al momento della vittoria.
Non lasciano invece traccia le sue ultime due partecipazioni a Sanremo, nel 1965 con Invece no insieme a Petula Clark, e due anni dopo con Tony Del Monaco in È più forte di me. Gli anni Ottanta e Novanta sono, come per tanti altri artisti della sua epoca, anni di revival, nei quali la Curtis porta in programmi televisivi - come una Domenica in condotta da Mara Venier - brani evergreen dei ruggenti anni '60. Il re degli urlatori della musica leggera italiana, Tony Dallara, la ricorda, appunto, urlante in platea a sostenerlo mentre cantava Romantica, con la quale vinse il Festival. E poi dice con amarezza: «Betty non è mai stata trattata secondo il suo reale valore. Del resto in Italia chi è buono, chi non sgomita, viene sempre lasciato un po' da parte. E lei era sempre disponibile, gentile con tutti. Si può ben dire che era la cantante del popolo».
«Mi è sempre piaciuta molto sia per il timbro di voce che aveva, sia per l'applicazione che metteva nell'esecuzione delle canzoni. Era sempre intonata, non l'ho mai sentita una volta uscire fuori strada. Era una delle colonne della Cgd». Anche Virginio Savona, membro storico del Quartetto Cetra, unisce la sua voce al coro degli elogi per Betty Curtis di cui era amico anche se negli ultimi anni non si erano più visti con la cantante. «Era simpaticissima. Intorno agli anni '60 - racconta Savona - avevo fatto un progetto per fare della pubblicità sui dischi. Con la Sugar avevamo creato una società per fare le copertine dei 45 giri. Per dare un esempio agli operatori pubblicitari del settore mi serviva una copertina già realizzata e pregai alcuni cantanti di farmi utilizzare la loro foto. Betty Curtis si prestò subito, eravamo amici. Il progetto poi non andò in porto ma così ho una copertina unica. Era da tanto che non la vedevo, negli ultimi tempi ci siamo persi un po' con tutti perché anche noi siamo sugli 86 anni».