Musica

Alexia incanta e seduce il Blue Note di Milano

Alexia incanta e seduce il Blue Note di Milano

E’ la voce più “nera” e soul del panorama musicale italiano. Stiamo parlando di Alexia, che ha stregato il Blue Note con un concerto potente, divertente ma di gran classe ed eleganza. Giovedì 21 novembre la cantante vincitrice del Festival di Sanremo 2003, ha proposto una “play list” di perle che appartengono alla storia della musica mondiale e alcuni brani del suo repertorio. Furti di classe, come la stessa Alexia ha definito: pezzi interpretati con enorme rispetto, in punta di piedi e talvolta riletti in chiave blues e soul.

Ad accompagnare l’artista spezzina sul palco, quattro musicisti e due coriste. I “ferri del mestiere” non mancano (quattro chitarre, contrabbasso, pianoforte, tastiera, batteria, basso) e già dalle prime note i componenti della band si divertono a creare suoni e magie con le sette note, fondendosi con la potenza vocale di Alexia. Tra i brani proposti durante la lunga serata nel noto locale milanese, spiccano “Calling you” resa celebre dal film “Bagdad Cafè”, “Crazy” di Gnarls Burkley e “Ordinary People” di John Legend.

Tra i successi di casa nostra, “Il Mondo” dell’indimenticabile Jimmy Fontana, “Ancora” di De Crescenzo e “Non credermi” della straordinaria Mina. Il pubblico appare visibilmente caldo e coinvolto dall’irresistibile talento e dalla dilagante simpatia della cantante che, tra un brano e l’altro, racconta ricordi ed episodi della sua vita personale e professionale. Come il legame col padre, scomparso poco prima che  esplodesse il successo della figlia (a lui la dedica di una bellissima e commovente canzone dal titolo “Ho il ricordo di mio padre”, interpretata ad occhi chiusi).

E poi una carrellata di brani dance che hanno segnato la sua carriera, pezzi “tamarri” come Alexia stessa vuole definirli, e oggi rivisitati, stravolti e impreziositi di sonorità jazz e blues. Da “The music I like” (1998) a “Summer is crazy” (1995), proposta in una nuova veste più cool, con contrabbasso, piano e batteria, per passare a “Somebody to love”, versione in inglese della canzone che le ha regalato la vittoria sanremese ben dieci anni fa.

Emozionano “Portrait of a moment”  e “Nowhere”, scritto da Alexia durante un periodo di dolore e di riflessione personale (splendida la chiusura con chitarra elettrica) mentre seduce la versione blues di “You can leave your hat on” di Joe Cocker. Gran finale con un accenno di “Satisfaction” dei Rolling Stones e “A special kind of love” di Dina Carroll, resa ancor più delicata e commovente dell’originale.