È dal 1967 che la famiglia De Andrè utilizza la musica per raccontare storie di persone di cui non si parla. In questa occasione Cristiano ha continuato la tradizione di famiglia. Nella serata organizzata da Telethon, dove l'intero incasso sarà devoluto alla ricerca scientifica, il polistrumentista italiano è il frontman di un concerto convincente, parte del tour Via dell'amore vicendevole, riuscendo a fare divertire e riflettere il pubblico.
Supportato dagli ottimi Osvaldo Di Dio alle chitarre, Massimo Ciaccio al basso e Davide Devito alla batteria, Cristiano si lancia in una scaletta composta da canzoni sue e del padre, scelte apposta per l'occasione. Infatti non suona le canzoni più famose di Fabrizio, sceglie invece alcune gemme dall'immenso repertorio del grande Faber, quelle più in linea con il messaggio che vuole comunicare. Parte subito con una propria canzone del '95, "Nel bene e nel male" e il suo ultimo successo che ha portato anche a Sanremo 2014 "Il cielo è vuoto". Segue la prima canzone di De Andrè padre: "Ho visto Nina volare".
Dopo il brano di protesta "Credici", che parla di "poteri rapaci" e "lingue golose dei mercati", Cristiano esegue molte canzoni di Fabrizio, "Nella mia ora di libertà", "Smisurata Preghiera" e una struggente versione di "Verranno a chiederti del nostro amore", dove, al pianoforte, ha fatto scendere più di una lacrima in sala. Suona anche alcuni pezzi in genovese, tra cui "Creuza da Ma" e "Mègu Megùn", intervallati da potenti pezzi rock come "Lady Barcollando" e canzoni orecchiabili come "Non è una favola". Cristiano si conferma un musicista a 360 gradi, passa dalla chitarra al violino al pianoforte in maniera disinvolta, riuscendo sempre a trasmettere le giuste emozioni. Dopo "Invisibili", altro brano che ha portato al festival di Sanremo 2014 e vincitore del premio critica Mia Martini, De Andrè esegue due canzoni molto coinvolgenti del padre, "Quello che non ho" (suonata in maniera eccellente da tutti e quattro i musicisti in una versione particolarmente rock) e "Fiume Sand Creek" per poi salutare la platea e uscire di scena.
Chiamato a gran voce dal pubblico l'artista ritorna sul palco ed esegue un tris di suoi vecchi pezzi: la dolcissima "Notti di Genova", dedicata alla sua città in questo particolare momento di difficoltà; "Dietro la porta" e la scatenata "Le quaranta carte2. Chiude infine con una versione molto movimentata de "Il Pescatore", per l'occasione realizzata in versione punk rock, con Cristiano al violino sdraiato sotto la batteria. Delirio in sala, De Andrè saluta un pubblico elettrizzato e divertito e si ritira dietro le quinte, sicuro che anche questa volta il suo messaggio di protesta contro i poteri forti e caste sempre più avide è arrivato forte e chiaro.