“EAR CATCHER” è il titolo del nuovo album del
contrabbassista e compositore LUCA LO BIANCO
(www.myspace.com/lucalobianco) prodotto dall’etichetta indipendente FITZCARRALDO RECORDS. E’ un disco che propone composizioni originali scritte principalmente dal leader, in un’audace alchimia sonora in bilico tra improvvisazione e musica scritta, animato da contrasti timbrici ed arrangiamenti incentrati sulla coralità esecutiva in una
sintesi creativa senza alcuna limitazione estetica, frutto di una naturale sovrapposizione di linguaggi: il Jazz,
l’Avanguardia, il Rock, la sperimentazione.
Il quintetto che ha inciso l’album è formato da: Luca Lo Bianco (contrabbasso, basso elettrico, composizione, arrangiamento), Gaspare Palazzolo (sassofono soprano e
tenore, clarinetto), Francesco Guaiana (chitarra), Marco Di Fonte (violoncello), Fabrizio Giambanco (batteria), con la
partecipazione di Fabio Rizzo (lapsteel guitar) in due brani. La band nasce dall’esperienza maturata all’interno
dello spettacolo ‘La scomparsa di Majorana’ ideato dal bassista palermitano e presentato in prima assoluta a Berlino, anche se il progetto si concretizza ufficialmente
nel 2007 i musicisti che lo compongono sono legati da varie esperienze musicali e umane condivise in molti anni di collaborazioni.
Il senso profondo dell’album è espresso nelle note del booklet attraverso una suggestiva metafora che intreccia
nomadismo, musica e imprevedibilità della vita: “I migranti abbandonano un luogo che è diventato inospitale, i nomadi inventano i territori nei quali si muovono e apprendono
nuovi linguaggi, sovrapponendoli ai ricordi di un territorio che non hanno mai avuto. Il nomade, per quel che ha visto o sentito, può dimenticare, può fuggire, oppure, può
guardare tutti gli spazi e le estensioni e trasformarli in intenzioni. Così è la musica nomade: trasforma i paesaggi in linee di fuga, in nuovi intrecci, in un’arma. Le grandi avventure geografiche sono linee di fuga dalle quali sono nate nuove musiche”.
In oltre 15 anni di attività LO BIANCO ha costruito gran parte della sua esperienza musicale all’estero suonando in Austria, Svizzera, Malesia, Portogallo, Spagna, Olanda, Francia, Slovenia, Germania, registrando oltre 20 cd e collaborando tra gli altri con Bill Russo, Gunther Schuller,
Fabrizio Bosso, Ettore Fioravanti, Achille Succi, Dusko Gojkovich, Javier Girotto, Gianni Gebbia, Salvatore Bonafede, Amy Denio, Ferenc Nemeth, Jimmy Weinstein, Walter Keiser, Paul Jeffrey, Riccardo Tesi, Fausta Vetere, Clara Murtas.
Lontano dalle definizioni, la musica di LO BIANCO ha parlato mille lingue, si è contaminata, ha insidiato lo spazio
aperto in cui la città si ritrae, in cui crescono il deserto e la steppa urbana, in cui il suono prende il colore della
strada. Ha inventato il nomadismo come risposta. C’è come la necessità di perdere il controllo della propria lingua per
mettere al mondo qualcosa che abbia una vita imprevedibile, ma per percorrere questa via bisogna saper ascoltare e catturare con l’orecchio le vibrazioni dell’aria.
Quest’ultimo passaggio inquadra il motivo della scelta dell’immagine della Coclea come copertina dell’album: “Ho scelto l’immagine della Coclea” – spiega LO BIANCO –
“perché mi fa riflettere sulla difficoltà di ascoltare. Mi fa pensare che, anche in una parte così piccola del nostro corpo, all’interno del nostro orecchio, ci sia una forma così perfetta e fragile e come sia lunga e tortuosa la strada che il suono naturale della musica, delle parole,
delle cose, deve percorrere per essere compreso.”
Musica