Musica

THE GRINDERMAN - LIVE CLUB @ TREZZO D' ADDA - 06/10/2010

THE GRINDERMAN - LIVE CLUB @ TREZZO D' ADDA - 06/10/2010

Quando nel 2007 Nick Cave diede vita al progetto Grinderman e ne fece uscire il primo album, si pensò nel migliore dei casi ad un divertimento passeggero, nel peggiore ad un tentativo di dare una riverniciata ad una carriera che produceva sì ancora grandissime canzoni ma che comunque cominciava ad essere un po' sottotono rispetto alle potenzialità del personaggio. Il disco si rivelò invece una gran bella sorpresa, line up ridotta all' osso rispetto allo storico gruppo (The Bad Seeds), suoni grezzi che rimandavano al passato di Cave, testi affilatissimi e al limite dell’ oscenità.
Pochi concerti, niente Italia...e così non avemmo la possibilità di testarli sul campo. Dopo 3 anni e un altro disco a nome Nick Cave & The Bad Seeds, i Grinderman tornano con un secondo album e finalmente arrivano per due date anche da noi. Il posto scelto ( non da Cave, pare, visto che durante il concerto non sembra soddisfattissimo della location campagnola, lamentandosi scherzosamente del fatto che lui avrebbe chiesto Milano, ma…) è il Live Club a Trezzo D' Adda (Mi), forse un po' fuori mano ma dall' acustica in questo caso ottima.
Il posto è pieno all'inverosimile e fa un caldo del diavolo, temperatura quanto mai indicata per il live della serata. E’ uno strano contrasto, solo una settimana prima stavo assistendo ad un concerto dell’ “arcangelo” Gabriel mentre stasera so che sarò introdotto nei gironi infernali da King Ink; quasi come nei cartoni animati, l’ angioletto su una spalla e il diavolo sull’ altra, ognuno a dire la sua.
I quattro “grindermen” ( Cave, Jim Sclavunos, Martyn Casey e l'orco Warren Ellis, praticamente i Bad Seeds in versione ridotta) attaccano la platea con Mickey Mouse And The Goodbye Man, brano di inizio anche del nuovo cd, e subito si capisce come sarà la serata: Cave è strepitoso, salta, arringa il pubblico, invita “gentilmente” la security a levarsi di mezzo ma soprattutto è in ottima forma vocale. il suono delle chitarre riempie il locale e si è subito trascinati dagli ululati di Cave.
Il gruppo infila uno via l' altro pezzi ad alto tasso di elettricità, impossibile stare fermi davanti a tanta potenza di suono su Worm Tamer e Get In On ( tra l'altro interrotta per cacciare del tutto, sempre “ gentilmente”, la security da sotto al palco. Da quel momento il contatto tra Cave e il pubblico sarà praticamente continuo ). Cave molla la chitarra, pestata fino ad ora, per Heathen Child, single trascinante dell 'ultimo album che anche dal vivo non perde un grammo della sua potenza, merito forse anche dell' incredibile Warren Ellis, indiavolato al violino. Inutile dire che nessun pezzo dei Bad Seeds viene suonato anche se nella seguente Palaces Of Montezuma, meno devastante della media della serata e con un ritornello che cattura all' istante, l' aria che si respira è quella. Si ritorna subito nel girone elettrico con Evil, forse un po' troppo monocorde ma tutto sommato neppure tanto molesta grazie anche alla durata - lampo. Si ripara subito con un' ipnotica When My Baby Comes, Cave abbandona il microfono al pubblico per il ritornello mentre si lancia in infernali schitarrate a coda canzone.
Inaspettata arriva un' oasi acustica, la delicata e brevissima What I Know, ma è davvero solo un' isoletta nel mare elettrico ed infatti si riparte a mille con Honey Bee con Cave a cavalcare e a pestare teatralmente la striminzita tastiera come neanche un organista pazzo alla Vincent Price potrebbe fare ( nei bis si domanderà, dopo averla trovata non più funzionante, chi potrebbe essere stato a romperla... mah...chi sarà stato?? ). Dopo essersi lanciato minacciosamente per l’ennesima volta verso il pubblico, attacca in sequenza Kitchenette e No Pussy Blues, sempre più scatenato ed elettrico fino al parossismo di Bellringer Blues, che funge da pausa prima dei bis. L’ entusiasmo del pubblico è ancora più caldo del Live Club e i “grindermen” non si fanno attendere troppo.
When My Love Comes Down e Love Bomb preparano il terreno alla lunga e ipnotica Grinderman. Luci verdi come sfondo e fari rossi puntati sui musicisti, a far da contrasto visivo, contribuiscono a rendere l’atmosfera malsana e la lunga coda elettrica, con l’ indemoniato Warren Ellis a pestare violentemente i piatti con delle maracas, completa la sensazione di trovarsi realmente in un girone infernale, col rumore che riempie letteralmente l’ aria. A canzone finita parte il boato del pubblico, se ne vorrebbe ancora ma i Grinderman interrompono qui, fra applausi, urla e calore. Sappiamo però che Cave è uomo di parola e se dice, come ha fatto, che tornerà presto possiamo contarci.