Musica

I LUF CANTANO GUCCINI @ TEATRO DAL VERME - MILANO - 17/05/2013

I LUF CANTANO GUCCINI @ TEATRO DAL VERME - MILANO - 17/05/2013

Ormai diventato un appuntamento imprescindibile per gli amanti della buona Musica, quasi un’ isoletta nel mare delle mediocrità musicali - e non solo - che ormai invadono la nostra quotidianità, torna con la settima edizione la bella  rassegna Music Club, realizzata dai Pomeriggi Musicali del Teatro Dal Verme di Milano con la consulenza artistica di Enzo Gentile. Dopo aver visto sfilare negli anni grandi nomi che avrebbero fatto gola a festival di ogni genere, da quelli indie più alternativi  (John Grant, Scott Matthew & Spencer Corbin, St. Vincent, Lydia Lunch) a quelli più sanguigni rock-folk-blues (John Renbourn, Nick Harper, Andy White, Elliott Murphy, Steve Wynn e Mick Harvey per dirne solo alcuni), le proposte di questa nuova edizione “notturna” virano quasi totalmente verso il “made in italy”.
Così, dopo aver affidato, l’ apertura a Remo Anzovino ed aver presentato in anteprima parte del nuovo lavoro di Omar Pedrini, il giro di boa della rassegna è affidato agli scatenati Luf.
Con un album in uscita  – anticipato a sorpresa in serata con una travolgente cover in dialetto camunese di American Land del boss Springsteeen -  il gruppo della Val Camonica ha concentrato i propri sforzi musicali nella riproposizione quasi totale del disco I LUF CANTANO GUCCINI, uscito nel 2012.
Che i Luf non siano una cover band è cosa chiara e sottolineata con forza dal cantante Dario Canossi. La prova, nel caso fosse stato necessario rimarcare il concetto, si è avuta nell’ abbondante ora e mezza di concerto dove gli otto musicisti, sommersi dagli strumenti e assiepati sul palco della sala piccola, hanno rivisitato con coraggio ed una punta di iconoclastia il canzoniere gucciniano, vestendo a festa alcuni classici del Maestro e portandoli in visita alla grande città. E queste, da buone canzoni popolari e popolane nella accezione più alta del termine, si sono scatenate ed hanno fatto scatenare il pubblico nella sala milanese.
Fedeli a quella linea combat folk-rock di matrice irlandese che parte dai Pogues e arriva fino ai nostri Modena City Ramblers, i Luf hanno aperto le danze a vele spiegate e, fra violino, fisarmonica  e cornamusa indiavolati,  con Bologna han dato subito da intendere l’ aria che sarebbe tirata. Aria di passione, partecipazione e festa. Ad aumentare il grado di coinvolgimento c’è da dire poi che l’ impostazione vocale di Dario non solo ricorda da vicinissimo quella di Guccini ma lascia intuire, senza ombra di dubbio, che con le canzoni del nostro ci è cresciuto e che ancor prima che da cantante e interprete, le ha vissute e le vive tuttora da appassionato ammiratore.
Detto ciò, non hanno paura di rischiare, Dario e i Luf, nemmeno quando stravolgono sacri testi come Auschwitz e Dio è morto. Irriconoscibile la prima, priva della pietas dell’ originale ma rimasta comunque un pugno nello stomaco tanto quanto,  e trasfigurata la seconda in un talking - praticamente incantabile in coro  come di norma invece avviene nei concerti di Guccini -  dallo spirito quasi dylaniano, Stesso trattamento trasformista per la poco frequentata - forse perché molto legata al proprio tempo -  Cinque Anatre, qui in una elaborata versione dagli echi che richiamano il  motivo tradizionale sovietico Kalinka.
Benchè Guccini stesso la liquidi affrettatamente come canzone ormai sorpassata dal tempo, L’ Avvelenata viene accolta con gran entusiasmo e, vuoi perché l’ autore non ha molto piacere a presentarla dal vivo, vuoi perché nonostante il suo parere contrario, il pubblico la ama e la sente ancora propria nonostante i 35 e passa anni sul groppone, ascoltarla e cantarla con i Luf è stato un piacere tutto da riscoprire.
Nessuna concessione è fatta alla produzione più o meno recente del Maestro, fatto salvo il ripescaggio in tono country di  Canzone Per Silvia, ancora intatta di vibrante indignazione che si fa ancor più viva nei potenti passaggi strumentali. Ci si concentra invece sulla (ri)scoperta di classici quali Il Vecchio E Il Bambino, Canzone Per Un’ Amica, Vedi Cara e Incontro attraverso il filtro di arrangiamenti inediti che trasudano, ancor prima del rispetto per l’autore originale, amore per la tradizione e per la cultura popolare. Ma ovviamente non di solo Guccini è composto il repertorio più che decennale del gruppo e così la serata prosegue ( e si chiude, purtroppo…)  con l’ intensa Ballata per Vik, dedicata al reporter e scrittore Vittorio Arrigoni, sequestrato e assassinato a Gaza nel 2011 e scritta a quattro mani con la madre del giornalista, e con l’ inno Vivi La Vita Ballando, brano conclusivo di ogni concerto dei Luf e sorta di “manifesto” della loro filosofia. Filosofia che, a fine serata, è impossibile non abbracciare con entusiasmo.

I LUF  sono:
Dario Canossi: chitarra e voce
Sergio “Jeio” Pontoriero: banjo, djambè, darbuka, cembalo, shaker e voce
Sammy Radaelli: batteria
Alessandro Apinti: violino
Cesare Comito: chitarra acustica, e voce
Matteo  Luraghi: basso e voce
Stefano Civetta: fisarmonica e voce
Pier Zuin: highland bagpipe, gralla dulce in sol, flauto traverso irlandese in re, tin whistle in re, bodhran