Il suo Ibrido racconta una passione che ci sentiamo di condividere: quella per il rock’n’roll, inteso come forma intramontabile. Si colloca, certo, lontano da epoche chiassose e confuse come queste, in un mondo apparentemente più semplice, e contemporaneamente, essendo anche un’idea, fa parte della resistenza alle mode passeggere che è propria della musica migliore.
Prima di Ibrido, Ristori ha suonato in Italia e in Europa, con i suoi Portofinos. Le scelte hanno sempre attinto da un’Italia fremente, che nei Cinquanta e nei Sessanta guardava Oltreoceano: quella di Nel blu dipinto di blu di Modugno, ma anche del primissimo Celentano, degli urlatori, del sodalizio fra Gaber e Jannacci, quando si facevano chiamare i Corsari, delle colonne sonore firmate da Nino Rota o Piero Umiliani.
Brani senza tempo, da Ciao ti dirò a Il tuo bacio è come un rock, da Impazzivo per te a Arrivederci Roma, per guardare senza timore a classici del genere come High School Confidential (cavallo di battaglia di Jerry Lee Lewis) o Rock Around The Clock (il primo successo per i giovanissimi americani dei 50, nella versione di Bill Haley & His Comets). Insomma, un caleidoscopio, con una serie di canzoni autografe sulla medesima linea di fuoco. Momenti decisamente malinconici e radiosi come Giorni d’estate, ironici e felicemente naïf come Dovevo fare il DJ, nervosi e affilati come Credi. I concerti hanno portato Ristori dalla sua Romagna fino a Montecarlo e a San Pietroburgo: prova inconfutabile che non siamo di fronte a un semplice operazione revivalistica o, peggio ancora, a un atto di archeologia sonora. Il suo entusiasmo lo identifica coi suoi modelli e lo rende estraneo, per essere chiari, al movimento beat odierno: meglio forse parlare di musica leggera retroattiva, suonata senza complessi di inferiorità o ossessioni per il nuovo a tutti i costi.
L’album riunisce i pezzi migliori del repertorio dell’artista, suonati rigorosamente dal vivo, con l’eccezione dei due inediti. È ibrido perché si tratta di un esordio discografico registrato sulla strada, di palco, in palco, piuttosto che nell’ambiente un po’ ovattato di uno studio di registrazione.
Una regola tradita gioiosamente da La donna uomo e Sentimento: canzoni mai sentite, nemmeno dai fan più accaniti di Alessandro Ristori.
La prima è anche il singolo apripista del progetto: descrive una donna che vuole assomigliare il più possibile al maschio, finendo per esserne quasi una parodia, o meglio, un ibrido mal riuscito. È dedicata a chi pensa che la parità fra i sessi debba anche appiattire le inevitabili diversità. La musica scelta per questa provocazione, tutt’altro che misogina, è quella dei singoli Stax dei 60, con tanto di fiati a incorniciare chitarra, basso e batteria. Più sinuosa e languida Sentimento, in un mix di romanticismo e pop d’antan.
Giovedì 3 Maggio
Ore 22
The Place
Via Alberico II, 27/29 – Roma
Ingresso Libero
Infoline 0668307137