Musica

JIMI HENDRIX 40TH ANNIVERSARY @ TEATRO CIAK - MILANO 22/11/2010

JIMI HENDRIX 40TH ANNIVERSARY @ TEATRO CIAK - MILANO 22/11/2010

Appuntamento speciale quello organizzato al Teatro Ciak in occasione del quarantesimo anniversario della morte di Jimi Hendrix.
Nell’ arco della giornata molte sono state le iniziative ospitate nel foyer del teatro, a partire dalla mostra dei lavori di Franco Ori - pittore modenese che usa come soggetti le icone del blues, del jazz e del rock - dedicati a Jimi Hendrix, passando per la presentazione dei volumi JIMI SANTO SUBITO (Shake Edizioni) di Enzo Gentile, arricchita da interventi e proiezioni di rarità hendrixiane, e  di ELECTRIC REQUIEM (Hazard Edizioni), volume biografico a fumetti di Mattia Colombara e Gianluca Maconi.
L’evento clou però è stato il concerto di Popa Chubby, accompagnato per l’ occasione da un ensemble chitarristico di tutto rispetto: l’ inglese Danny Bryant, Vic Vergeat e il “ nostro” Tolo Marton. Il live fa parte di un “progetto” denominato Hendrix Tribute Tour ( peraltro già passato a Milano in estate), di fatto un tour che porta in giro per il mondo, variando i musicisti a seconda dell’ occasione, l’ arte di Hendrix. Con alle spalle un album triplo tutto dedicato alle canzoni di Hendrix, Chubby è uno dei chitarristi più indicati a fare da headliner per la serata.

Alle 21.15 spaccate, preceduto dalla fanfara di Rocky, fa il suo ingresso sul palco del Ciak uno dei “pesi massimi” – in tutti i sensi – del blues. Accompagnato dal suo gruppo e accomodatosi su uno sgabello a lato palco, Popa Chubby dà inizio con Hey Joe ad un set live rovente. In poco meno di un’ ora scorrono fiumi elettrici quali Don’t Live Today, Spanish Castle Magic, Bold As Love, Catfish Blues fino a concludere la prima parte della serata, dopo un lungo brano strumentale sospeso fra il funky ed il blues, con Who Knows. Pochi istanti di pausa e ad affiancare il “maestro di cerimonie” arriva uno dei primi ospiti della serata, l’ inglese Danny Bryant. Già componente del trio powerblues RedEyeBand, anche da solo Bryant è una forza della natura e Chubby non ha problemi a mettersi al servizio del collega.
I due giocano a rimpiattino tra gli assoli di chitarra, sfidandosi e supportandosi a vicenda, e danno vita ad uno dei momenti migliori della serata. Il resto lo fanno le canzoni: Bleeding Heart, Voodoo Chile ed una rovente ed applauditissima All Along The Watchtower, al termine della quale la staffetta passa al secondo ospite della serata, Vic Vergeat. Personaggio a prima vista distante dalle atmosfere hendrixiane ( le sue collaborazioni vanno in ogni direzione e toccano quasi ogni ambito musicale, passando tranquillamente da una collaborazione con Gianna Nannini ad un’ altra con la cantante lirica Montserrat Caballet, trovando anche il tempo per comporre canzoni e musiche per cartoni animati e documentari), non ha problemi ad adattarsi all’ occasione, forte comunque del fatto di aver già partecipato ad alcuni tributi ad Hendrix in compagnia di nomi quali Steve Lukater o Robben Ford. Va da sé quindi che le sue versioni di Purple Haze e di The Wind Cries Mary, sempre sotto gli occhi - e la chitarra - benevoli di Popa Chubby, raccolgano ovazioni ed applausi convinti. Il battimani non fa in tempo a quietarsi che sul palco, accolto dalla presentazione entusiasta di Popa Chubby, sale il “nostro” guitar hero  Tolo Marton. Musicista dallo stile eclettico e quasi unico che mischia, senza dissonanze, blues, rock e country, Tolo è uno dei chitarristi italiani più conosciuti e, giustamente, apprezzati anche all’ estero e il suo (troppo) breve set, composto da Stone Free e Fire infiamma ancora di più la platea ormai in attesa del gran finale. Congedato con onore e gloria Tolo Marton, Popa Chubby ritaglia per sè un piccolo spazio personale dedicando al proprio promoter italiano la splendida Little Wing, al termine della quale richiama sul palco tutti gli ospiti della serata per dare vita ad una vulcanica e sudatissima jam finale. Ed è così che, sulle note di Red House, Popa Chubby & friends  salutano e ringraziano il pubblico, entusiasta di aver partecipato ad una delle migliori evocazioni del fantasma di Jimi Hendrix da parte di quattro medium di razza.