Musica

Luigi Tenco raccontato da Maurizio Valtieri

Luigi Tenco raccontato da Maurizio Valtieri

Un teatro fatto più con la voce che coi corpi, quello proposto con “Solitudini” il 21 Febbraio 2010 presso una sede inconsueta ma gradevole come quella del club del quartiere San Lorenzo di Roma “15 Gradi”, dalla meravigliosa Emy Persiani, coadiuvata da Marco Carbonaro e da due musicisti del calibro di Francesco Di Gilio al pianoforte e Cosimo Pastorello alla chitarra. Un progetto ideato da Maurizio Valtieri che mostra la figura di Luigi Tenco attraverso gli occhi e il cuore della sua amata Dalida A 43 anni dalla morte del giovane cantautore piemontese che dopo un frequente peregrinare da un gruppo musicale ad un altro, conobbe il suo esordio discografico col gruppo I Cavalieri nel 1959 (del quale facevano parte Gianfranco Reverberi, Paolo Tomelleri, Enzo Jannacci e Nando De Luca) incidendo il 45 giri Mai seguito da Mi chiedi solo amore, si ricorda, con questo lavoro, il suo tormentato ingresso nel mondo dello spettacolo, quando incise Mi sono innamorato di te e Angela, ma anche Cara maestra che non fu ammessa all'ascolto dalla Commissione per la censura (per quest'ultimo brano fu allontanato dalle trasmissioni RAI per due anni) come anche furono bloccate Io sì e Una brava ragazza. Il personaggio ed i suoi brani vengono qui interpretati in un flusso sonoro – cantato e parlato – di cui è indubbiamente protagonista la cantante espressiva e versatile Emy Persiani, che sa rifare sue le canzoni di quell’epoca proponendone versioni calde, sentite e coinvolgenti. Ad enfatizzare l’intensità di alcuni momenti toccanti è il pianista Di Gilio mentre Pastorello accresce il ritmo e la grinta delle composizioni meno melodiche. Carbonaro, dal canto suo, ci da un’interpretazione di Tenco a tratti rabbiosa, rigida, come di un uomo spigoloso e restio ad abbandonarsi al sentimento. Emozionante, poi, il duo Persiani/Di Gilio in Col tempo di Leo Ferré, brano interpretato magnificamente da Dalida. La protagonista rende la sua Dalida genuina, passionale, comprensiva e ce la fa amare. Un po’ d’amore (di Dalida) lascia anche spazio ad un bel duo di piano e chitarra, in una preghiera corale e accorata ad un Dio lontano. Angela, invece, è il pezzo che meglio riesce a Carbonaro. La descrizione dell’amore tra i due protagonisti si allarga a considerazioni sull’amore in generale su come sembra valere sempre il principio che in esso vince chi fugge. Fu nel ‘67 che Tenco si presentò al Festival di Sanremo con la canzone Ciao amore ciao, cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti separatamente (in questo caso si trattava dello stesso Tenco e di Dalida) e nello spettacolo si rispettano quelle testimonianze secondo le quali inizialmente il cantante non apprezzasse il brano e Dalida lo avesse convinto a portarlo al Festival. Il pezzo non venne apprezzato dal pubblico e non fu ammesso alla serata finale del Festival e Tenco fu preso dallo sconforto. Venne successivamente trovato morto nella sua stanza d’albergo proprio da Dalida. Fu trovato un biglietto in cui il cantautore scriveva di aver voluto bene al pubblico italiano e di avergli dedicato inutilmente cinque anni della propria vita. “Faccio questo non perché sono stanco della vita ma come atto di protesta” recita in conclusione dello spettacolo, Carbonaro, in risposta ai sensi di colpa di Dalida per averlo convinto a partecipare al Festival. Non si accenna minimamente (per motivazioni drammaturgiche ovvie) nello spettacolo, alle successive indagini sulla morte del musicista che portarono all’ipotesi che si fosse trattato, in realtà, di omicidio. Un concerto toccante ed attuale del cui ricavato, tra l’altro, si devolverà parte a sostegno della ricerca sulla ISTIOCITOSI all'AIRI LCH Onlus. Laura Mancini