Musica

Paul Weller: Vivo di musica, non di ricordi

Paul Weller: Vivo di musica, non di ricordi

Sole a picco, termometro a mille. Caldo da record. Paul Weller decide di sfidare la canicola estiva e sale sul palco del Flippaut persino di nero vestito. Imbraccia la chitarra, lancia rapide occhiate ai compagni alle sue spalle, scruta imperturbabile la platea: "Ciao, Milano".

Gli rispondono però solo in mille: pochi irriducibili che, alle otto di sera, incuranti del caldo, accolgono infervorati il padre di tutti i mods. Un vero peccato. Perché, nel marasma di concerti che solo nell'ultimo fine settimana hanno invaso la città, da Robbie Williams a Gilberto Gil a Bob Geldof, il Flippaut è tra quelli che più risentono della concorrenza. Va un po' meglio a Roma, dove Weller compie l'impresa di infiammare il pubblico, in genere pigro, assonnato e inchiodato alla poltroncina, della Cavèa dell'Auditorium. Onore al merito.
Weller ha vissuto la scia del punk con i Jam, gli anni Ottanta glamour e decadenti come un'icona dandy, i Novanta come solista irriducibile e nostalgico. Sa come tenere viva l'atmosfera sul palco. "Sono un uomo di musica - ci confidato -. Vivo pensando alla musica, ragiono in gran parte di questo: ovvio che salire su un palco sia per me ancora un'emozione irripetibile".
Paul, dal vivo riprende anche brani dal passato. Per lei non c'è alcuna differenza tra le varie stagioni della sua carriera?
Quando preparo una scaletta, la prima cosa che mi dico è: se devi suonare, allora suona. Quello che più mi importa è trasmettere emozioni a chi viene ad ascoltarmi. E poi il mio passato è qualcosa di cui vado sempre orgoglioso. Credo che in un certo senso ci sia continuità tra ciò che ho fatto con i Jam, gli Style Council e poi come solista. Sono fondamentalmente un interprete della vecchia scuola del rock, per questo non mi pongo mai dei limiti quando mi va di suonare una certa canzone o una certa musica, anche dal vivo.
Qual è il suo segreto? Ormai ha quasi raggiunto i cinquant'anni, eppure è sempre in forma, quasi un faro per le nuove generazioni.
Non penso molto agli anni che passano. Tutto qui. Mi sento molto meglio oggi che dieci anni fa. Cerco di fare solo quello che più mi piace e ho una band fantastica che mi segue. Il resto lo fa la passione, l'istinto, l'amore per la musica.
C'è chi dice che l'attuale scena rock sia satura di proposte e povera di idee. E' d'accordo?
Ogni scena attraversa i suoi momenti. Penso che magari in questi anni si faccia più fatica a scegliere tra i tanti dischi che vengono pubblicati, ma di cose interessanti ce ne sono, eccome. In questi ultimi mesi, per esempio, io ho ascoltato molto gli Arctic Monkeys, gli Hard-Fi, i Rakes. E poi non c'è solo rock. Al Flippaut sono in cartellone con altri gruppi di elettronica. Io non apprezzo particolarmente l'elettronica, mi capita solo di ascoltarla quando vado ai party. Adoro i party. Ma credo comunque che sia un'ottima musica: un genere che può tranquillamente affiancarsi al rock.
Cosa ricorda con piacere del passato?
Non amo fermarmi, mettere la testa tra le mani e pensare al passato. Ma è inevitabile che a volte accada, e quando capita mi ricordo con nostalgia l'atmosfera che c'era negli anni Ottanta. Amo tutto di quel decennio: i concerti che feci come Style Council, i dischi, la creatività, persino la competizione tra noi e altri gruppi. Un gran periodo. Ora forse si è persa in gran parte quell'atmosfera, ma vale sempre la pena cercare di lottare per qualcosa o qualcuno.
Lei ha manifestato apertamente contro Tony Blair. Allude anche a questo?
Non è neppure il caso che dica di non essere d'accordo con lui. Solo un sordo o un cieco può essere ancora d'accordo con Blair, e il fatto che sia ancora al suo posto, a capo dell'esecutivo di un paese che, come l'Inghilterra, negli ultimi anni ha commesso davvero molti errori in politica estera, la dice davvero lunga su quanto i politici sappiano manipolare le idee e la percezione della gente.
Potesse ricominciare da capo, rifarebbe tutto ciò che ha fatto?
Certo, forse cambiarei solo poche cose: magari qualche canzone o qualche album. La creatività, la voglia di suonare ogni volta che devo cominciare a registrare un nuovo disco è quanto di più bello si possa provare. La musica mi tiene vivo.

Di Massimiliano Leva