E' partita la decade springsteeniana. Da Bologna il Boss ha dato il via con successo al tour europeo che prevede, mai accaduto prima, ben sette show in Italia. E di Italia il rocker ha parlato, al termine del sound check pomeridiano.
Lo fa spiegando «American Land», l'inedito inserito nella nuova versione di «We Shall Overcome», album-progetto dedicato alla riscoperta dell'opera dell'eroe del folk Pete Seeger.
«È una canzone sugli immigrati, un argomento — dice lui, pieno di collane e braccialetti di corda e in immancabili jeans — sempre presente nella storia statunitense. Mi ricordo che quando ero ragazzo c'erano molti operai e raccoglitori di patate afroamericani, ma anche italiani. Oggi abbiamo meticci e messicani. Ma è sempre la stessa storia: una lotta per affermarsi e trovare spazi. "American Land" parla anche di irlandesi. E per me, metà italiano e metà irlandese, funziona benissimo».
Anche nel testo che, fra le famiglie che puntano all'America terra promessa spuntano gli Zerilli, cognome che ricorda la madre. Davanti agli 11 mila del Palamalaguti Bruce si presenta su un palco con scenografia retrò fra velluti e lampadari in cristallo pieni di candele, assieme a una superband di 17 elementi. Sembra una festa di paese (ad altissima fedeltà): violini, banjo, fisarmonica, coristi, chitarre e ottoni. Ma i brani parlano di tutt'altro. Di quell'America operaia, povera e dimenticata che nei secoli ha cantato il suo orgoglio e la sua disperazione. Come quel «John Henry», operaio morto per combattere l'avanzata delle macchine durante la costruzione di una ferrovia. Con questa storia si apre il concerto. Si continua a ballare con «O Mary Don't You Weep» e «Old Dan Tucker», prese sempre da «We Shall Overcome». «Andando alle origini del folk ho riscoperto le radici della world music. Testi pieni di lotte e speranze, ma con ritmi gioiosi». Rispetto al tour primaverile, questa volta c'è un po' più spazio per il repertorio classico.
Lo fa spiegando «American Land», l'inedito inserito nella nuova versione di «We Shall Overcome», album-progetto dedicato alla riscoperta dell'opera dell'eroe del folk Pete Seeger.
«È una canzone sugli immigrati, un argomento — dice lui, pieno di collane e braccialetti di corda e in immancabili jeans — sempre presente nella storia statunitense. Mi ricordo che quando ero ragazzo c'erano molti operai e raccoglitori di patate afroamericani, ma anche italiani. Oggi abbiamo meticci e messicani. Ma è sempre la stessa storia: una lotta per affermarsi e trovare spazi. "American Land" parla anche di irlandesi. E per me, metà italiano e metà irlandese, funziona benissimo».
Springsteen e la moglie Patti Scialfa (Ansa)
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La prima ad arrivare è «Atlantic City». Seguita da una sorpresa che dimostra quanto il percorso di riscoperta sia stato interiorizzato da Bruce e non si tratti solo di una parentesi nella carriera: «The River» riletta in chiave irish. Una chicca che da domani impazzerà nei siti pirata su internet. «Avrebbe potuto essere stata scritta un secolo fa: una ballad da taverna irlandese», spiega. E fra le altre «If I Should Fall Behind», «My City of Ruins». Su «We Shall Overcome» c'è un raccoglimento quasi religioso e «Pay Me My Money Down» ritorna a scatenare le danze. Finale con un'altra novità: fra una «When the Saints...» da pelle d'oca e la chiusura con «American Land» c'è «This Little Light of Mine» ricca di venature gospel. Della nuova esperienza il Boss è felicissimo: «Mi piace la sua diversità dal rock: qui non ci sono le chitarre dure che amo, ma è tutto caldo, c'è un suono che dà il benvenuto. Anche se uno non conosce il disco riconosce subito elementi del passato, presente e futuro della musica Usa: dalle big band all'est Europa al klezmer».
Ma il rock non lo ha dimenticato: «Mi piace usare tanti cappelli: questo, quello da solista, quello rock. Sto già scrivendo pezzi per la E Street Band», annuncia. Si sente l'ultimo cantastorie? «C'è sempre bisogno di qualcuno che racconti storie. La gente li segue sempre, nel bene e nel male. Anche alle ultime elezioni, i repubblicani hanno vinto perché ne avevano di più belle, efficaci o terrificanti. Io racconto le mie e non voglio dire alla gente cosa pensare, ma raccontare quello che ha reso grande l'America e dove abbiamo sbagliato». Un errore, lo racconta in «Bring 'Em Home» (che non è però nello show): «Seeger l'aveva scritta per la guerra in Vietnam. Io ho aggiunto dei versi nuovi (in parte adattati da una canzone della Guerra civile e in parte scritti da Musselman durante l'invasione dell'Iraq ndr). Non capivo prima e non capisco nemmeno adesso perché abbiamo bisogno di un esercito: è una tragedia terribile».
Quella di Bologna è stata la prima data del tour autunnale del Boss. Ne seguiranno altre sei da qui al 10 ottobre: oggi a Torino, il 4 a Udine, il 5 all'Arena di Verona in uno spettacolo che si preannuncia un incanto, il 7 a Perugia, l'8 a Caserta e chiusura il 10 a Roma. «Ringrazio i fan italiani che mi seguono sempre e anche mia moglie Patti Scialfa che aveva insistito molto per fare un lungo giro qui. Però lei deve tornare a casa (dopo la data di Verona ndr) perché i figli hanno la scuola». Tra quelli che contraccambiano, i molti fedelissimi che si sono già prenotati una maratona rock. Per esempio Tommaso, 33 anni, milanese: «Sarò a tutti i concerti, tranne Caserta. È dalla prima media che seguo Springsteen: me lo ha fatto conoscere il padre di un mio compagno di classe. Quando sono depresso ascolto una cassetta dove ho registrato dai bootleg dei concerti tutte le sue risate».
Springsteen durante il concerto di Bologna (Ansa)
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Quella di Bologna è stata la prima data del tour autunnale del Boss. Ne seguiranno altre sei da qui al 10 ottobre: oggi a Torino, il 4 a Udine, il 5 all'Arena di Verona in uno spettacolo che si preannuncia un incanto, il 7 a Perugia, l'8 a Caserta e chiusura il 10 a Roma. «Ringrazio i fan italiani che mi seguono sempre e anche mia moglie Patti Scialfa che aveva insistito molto per fare un lungo giro qui. Però lei deve tornare a casa (dopo la data di Verona ndr) perché i figli hanno la scuola». Tra quelli che contraccambiano, i molti fedelissimi che si sono già prenotati una maratona rock. Per esempio Tommaso, 33 anni, milanese: «Sarò a tutti i concerti, tranne Caserta. È dalla prima media che seguo Springsteen: me lo ha fatto conoscere il padre di un mio compagno di classe. Quando sono depresso ascolto una cassetta dove ho registrato dai bootleg dei concerti tutte le sue risate».