Il compositore napoletano è stato premiato a Hollywood con il Los Angeles Music Award nella categoria "Best Instrumental Album of the Year" 2014
Da Stevie Ray Vaughan a John Barry, Frank Zappa, Ian Anderson, Steve Hackett, Jimi Hendrix, Jimmy Page... è sempre interessante affrontare il tema dei percorsi avviati e spesso continuati fino in fondo, dell'autodidattica, del musicista che prende uno strumento in mano, da solo, e si affida al suo rapporto con lui, crea un legame e ne fa discendere una conoscenza diversa da quella che trasmette un maestro, fatta di coincidenze di armonie, sensazioni e risultati che a volte possono risentire di limiti oggettivi, ma altre liberare energie e creatività in maniera più originale
Poche settimane fa, ci siamo trovati di fronte ad un nuovo esempio, ed in una occasione di rilevanza internazionale come il Los Angeles Music Award, che il 12 novembre, al teatro Avalon di Hollywood, ha assegnato, fra gli altri, il premio Best Instrumental Album of the Year a Stefano Gargiulo, 33 anni, compositore napoletano autodidatta, appunto, il quale dopo aver collaborato con importanti produzioni cinematografiche ed aver ricevuto numerosi riconoscimenti (come fra gli altri, al Social World Film Festival ed al Young Music Academy), è approdato al riconoscimento del miglior album strumentale dell'anno per la raccolta Netherworld.
Dall'età di 16 anni, con la prima chitarra elettrica, Stefano Gargiulo ha attraversato il rock, l’etnico/folk, ha conservato una istintiva passione per la musica classica, ed ha imparato a suonare di tutto: glockenspiel, flauto, basso, batteria, violino, mandolino, chitarra battente, pianoforte, ukulele, chitarra classica e acustica, tastiere e Synth, guardando soprattutto ai compositori hollywoodiani (Danny Elfman, John Williams, Ennio Morricone), e pertanto l'occasione era particolarmente preziosa («Ero tra i pezzi da novanta del cinema americano... Aver sentito pronunciare il mio nome e ricevere tale encomio, davvero, ero talmente felice che la stessa felicità non riusciva ad emergere»). Ed anche la sua città gli ha manifestato riconoscenza e stima per il prestigio acquisito, premiandolo nella Sala Giunta del Comune di Napoli con una cerimonia ufficiale “per sottolineare l'importanza di valorizzare il talento napoletano riconosciuto nel mondo”.
Scendendo nel senso di Netherworld, un possibile mondo degli inferi al quale è dedicato l'album, e partendo dal brano che ha lo stesso titolo, ci si trova in un ambiente che non richiama affatto una idea di inferiore rispetto ad una terra o una realtà soprastante, ed allora sembra subito di capire, come anche sottolineato nell'elenco dei brani, che cominci invece un percorso ciclico, senza basi o vertici, senza spigoli o picchi estremi, ed anzi circolare. L'album si apre con Anxiety, due temi con la musica di due piccoli carillon, due ricordi appena accennati, per passare a Gears Heart, in cui compare con la stessa modalità uno sviluppo della struttura compositiva dell’opera (usiamo questo termine perché pur dividendo i brani in 9 piccoli pezzi, Stefano Gargiulo assicura una continuità stilistica, sonora ed espressiva che si traduce in un'unica opera suddivisa in 9 parti comunicanti fra loro). Dopo l’Overture, grande momento di respiro dove il tema principale viene arricchito e supportato dall'orchestra e dall'armonia dalla coralità delle note che iniziano a fondersi in modo più completo, Madness Waltz, il valzer della follia, presenta una struttura corrispondente all'impianto del classico valzer con i temi ormai chiari dell’opera che si fondono per creare una danza immaginaria fatta di fantasmi, grandi sale principesche ormai decadute ed oscure, e finestre coperte da pesanti drappi che non lasciano spazio alla luce piena, ma solo alla penombra.
Il brano Unhappy è poi l'espressione dell’infelice, tema che non scompare mai del tutto, con quel carillon che torna triste e malinconico, quasi scarico, diventando nella fase finale più lento ed intenso, mentre Fugue arriva con una forma musicale che non corrisponde alla tradizionale fuga che potrebbe sembrare richiamata, quanto piuttosto al tempo di una sinfonia o alla struttura formale della stessa overture. Ed anche Blue Moon, lo stesso titolo della celebre canzone scritta nel 1934 da Richard Rodgers e Lorenz Hart e divenuta uno standard jazz, continua il suo percorso nella notte illuminata da deboli luci, per finire con Lilith’s song, dove compare la protagonista dell’opera ed il tema conduttore si manifesta: Lilith la disobbediente, la tempestosa donna, il vento e la sua furia, la prima donna di Adamo, la lussuriosa, l'adultera e la strega, sarà il Demone o la Grande Madre? La risposta la lasciamo alla suggestione personale di chi ascoltando, guarderà quella solitaria ballerina ruotare malinconicamente nelle stanze del palazzo, accompagnata infine dalla sola musica del suo carillon.
Stefano Gargiulo
Netherworld
in uscita dal 13 febbraio 2015