Secondo album dell'artista siciliano, "Lo stato delle cose" è uscito nella prima edizione senza enfasi mediatica ed ha venduto oltre 2000 copie. Con la riedizione curata dalla Malintenti Dischi e forte del consenso ricevuto, Toti si rivolge ad un pubblico più vasto.
L'album è stato realizzato tra Roma e la Sicilia, due luoghi fondamentali per il cantautore, le sue due alternative di vita.
Diretto, ironico, di una sincerità ed obiettività disarmante, Toti traduce in musica passioni e dolori, illusioni e disillusioni nella sua sfera umana e professionale.
Il disco è leggero ma non scade mai nell'ovvio, raffinato come vuole la tradizione cantautorale nostrana. Rispetto al disco di esordio, è stata data maggiore rilevanza ai fiati ed agli strumenti acustici tipicamente mediterranei quali mandolino, banjo e cavalchino.
Le tracks sono pacate e rilassanti e le liriche, anche quando trattano più complessi come il business musicale ne " Freak or Frac", rimangono leggere ma pur sempre efficaci.
L'anima in movimento di Toti Poeta è ovunque, così come il desiderio di libertà, la voglia di raccontarsi in poche frasi.
L'amore è presente e vivo in testi quali "Lo stato delle cose" o "Le cose che non si dicono". La solitudine è raccontata in "Nel profondo", una solitudine esorcizzata nella sfera spirituale più che fisica.
La song più intensa è "Terre Libere", ma l'album nel complesso lascia un segno decisamente marcato.
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