I sensi aiutano a capire la realtà che circonda l’uomo: sono le radici che penetrano e assorbono linfa.
Proviamo ora ad usare ognuno di essi per raccontare una storia dove i protagonisti sono una voce tenue e le mani che lambiscono i tasti di un pianoforte.
Chiudere gli occhi e sognare le melodie di un paese lontano dove la vita è scandita dal ritmo regolare dei giorni. Un niño de rua trascorre le sue giornate sulla spiaggia di Copacabana a Rio e quando il sole tende al crepuscolo corre verso la città, scala ripidi saliscendi, diventa clandestino viaggiando da un tram giallo all’altro e infine, giunge dove l’armonia rapisce i suoi sensi. Immobile, tende le mani per afferrare la musica, vive la passione con tutto il corpo; osserva i virtuosismi degli strumenti, del rullante e dei piatti percossi dalle bacchette, delle mani che pizzicano le corde della chitarra, del basso che fa vibrare l’aria. Assapora con gusto tutto quello che gli viene servito, l’effluvio sprigionato dal jazz lo tramortisce, ascolta estasiato quella voce e la musica del pianoforte.
La voce di Silvia Manco ha un timbro dolce, squillante ma anche esile, le sue mani accarezzano il pianoforte e lo fanno sentire vivo, un corpo organico che emana calore, soffre, e il pubblico in sala apprezza entusiasta. Accompagnata dalla chitarra di Antonio Tosques e dal basso di Pierluigi Balducci, l'artista ha eseguito alcuni brani tratti dall’ultimo album “Afternoon lover”, realizzato con il prezioso contributo di musicisti del calibro di Roberto Gatto, Fabio Zeppetella, Dario Deidda, Daniele Tittarelli e Fabio Falzone.
Una giovane artista con grande personalità e rigore artistico ha deliziato il palato di intenditori, amatori e semplici spettatori: un'artista che "democraticamente" ha messo tutti d'accordo sulle sue qualità canore, musicali e umane.
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