Teatro

18 mila giorni e un Pitone

18 mila giorni e un Pitone

Arriva a Milano uno spettacolo assai atteso, in tour dopo il debutto nazionale a Torino lo scorso febbraio e ospitato nella magnifica Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini. Il titolo è 18 mila giorni - Il Pitone, rimane solo pochi giorni qui, dal 22 al 27 marzo. Uno degli interpreti, Giuseppe Battiston, vi ha presentato tempo fa uno splendido monologo dedicato a Orson Welles, che gli ha fatto vincere il Premio Ubu come miglior attore teatale. Battiston, sempre più spesso in televisione e pure al cinema con grande successo, è ora affiancato da Gianmaria Testa, uno dei cantautori più amati fra chi predilige musica intelligente e ironica. I due artisti interpretano un testo scritto da Andrea Bajani, autore, scrittore e giornalista.

I 18 mila giorni sono giusti giusti 50 anni e il pitone è quella bestia che prima se ne sta buona e ti prende le misure. Poi, quando ha raggiunto la tua stessa lunghezza o la tua stessa forza, ti fa fuori. Bajani ha percepito che, dopo 50 anni di storia italiana più o meno in crescita, d’improvviso ci si è svegliati in un Paese che parla di licenziamenti e di disoccupazione e, senza troppe sbavature ma grazie alla bravura di Giuseppe Battiston che dà come sempre il meglio di sè e grazie alle canzoni create da Gianmaria Testa, che ha composto brani inediti appositamente per lo spettacolo, fa pensare sul sociale in modo diverso. La regia, affidata ad  Alfonso Santagata, si illumina per il disegno luci di Andrea Violato mentre gli elementi scenici sono di Massimo Violato.

Avremo tempo ancora per riflessioni personali ed epocali che si intrecciano a sottolineare come siano radicalmente mutate le prospettive e le aspettative sociali in Italia, da un’epoca in cui il lavoro era un diritto ed elemento fondante dell’umana dignità, al trionfo dell’odierno precariato, fino al ricatto sociale più abbietto. Il fatto che tutti i protagonisti di questa avventura siano piemontesi, a parte l’udinese Battiston, aiuta a comprendere come il dramma degli operai della Fiat abbia costretto più artisti a ragionare sul sociale, invece che fantasticare su ben altro.

Così scrive il regista Bajani: “Com’è successo che l’Italia una mattina si è svegliata e tutto quel che aveva messo da parte non c’era più? C’è stato un momento in cui ci siamo resi conto che quello che prima avevamo non c’era più, si era volatilizzato. Come tornare a casa, cercarsi il portafoglio dentro la tasca e sentire che dentro la tasca c’è un vuoto dove prima era pieno. Si resta così, con un senso di tradimento che brucia“. Dopo il Teatro Puccini di Milano, lo spettacolo prosegue il suo tour andando in provincia di Modena, di Ascoli Piceno e di Bari.