Si è spento a 101 anni il poeta e scrittore della Beat Generation Lawrence Ferlinghetti: scoprì Jack Kerouac e sfidò la censura pubblicando "Howl" di Allen Ginsberg.
Nella notte del 22 febbraio ci ha lasciato una delle ultime voci della Beat Generation: Lawrence Ferlinghetti è morto all’età di 101 anni nella sua casa di San Francisco, in seguito a una malattia polmonare.
Poeta, scrittore, pittore, drammaturgo, editore, libraio, attivista, creatore della libreria City Lights di San Francisco - ancora oggi uno dei punti di riferimento più importanti delle controculture- e da qualche anno anche “Poeta Laureato”, Ferlinghetti è stato un artista eclettico e ribelle, un intellettuale rivoluzionario, anarchico e impegnato politicamente, anima della Beat Generation.
Ferlinghetti: protagonista della cultura Beat
Nato da padre originario di Brescia nel 1919 a Yonkers, nello Stato di New York, e rimasto presto orfano, Ferlinghetti fu cresciuto dagli zii e poi dai genitori adottivi fino all’arruolamento in Marina, alla vigilia del secondo conflitto mondiale.
Laureatosi in giornalismo all’università del North Carolina, dopo aver prestato servizio nella Seconda guerra mondiale, continuò a studiare letteratura alla Columbia University e conseguì un dottorato alla Sorbona di Parigi.
Negli anni ’50 si trasferì a San Francisco e nel 1953 aprì con il socio Peter D Martin la celebre City Lights Bookstore, la prima libreria a vendere quasi esclusivamente edizioni economiche e a specializzarsi in materie come poesia, politica e, soprattutto a vendere riviste autoprodotte di ogni tipo; fu anche la prima libreria a dedicare una sezione alle pubblicazioni gay e lesbiche. Due anni dopo fondò l’omonima casa editrice, pubblicando diversi artisti della cultura alternativa statunitense.
City Lights Bookstore: il cuore della Beat Generation
Ferlinghetti aveva aperto la City Lights negli anni in cui i primi beatnik iniziavano a far sentire la propria voce e in breve tempo la sua libreria divenne un luogo di ritrovo e incontro, dove i poeti si radunavano, si confrontavano, litigavano e componevano.
La City Lights era una libreria unica nel suo genere, che permetteva a chiunque non solo di leggere ma anche di sostare, parlare, scambiare opinioni, assistere a performance e a reading improvvisati al momento.
La leggendaria libreria esiste ancora oggi e ha conservato in parte lo spirito con cui l’aveva immaginata Ferlinghetti, che nel 1968 disse al New York Times: "City Lights era l’unico posto di San Francisco dove potevi entrare, sederti a leggere un libro senza che nessuno potesse obbligarti a comprare qualcosa, avevo questa idea di una libreria che potesse anche diventare un centro culturale, e sapevo che sarebbe stato il luogo perfetto anche per una casa editrice".
Ferlinghetti, l’editore Beat
Nel 1956, proprio attraverso la City Light, Ferlinghetti ebbe il coraggio di sfidare la censura pubblicando a sue spese uno dei manifesti di quel movimento letterario, Howl and other poems di Allen Ginsberg; in seguito fu arrestato e processato per la messa in circolazione “volontaria e oscena” di “scritti indecenti“: fu però prosciolto sulla base del Primo emendamento, che nella Costituzione americana tutela la libertà di parola e di stampa. L'arresto di Ferlinghetti mise al centro dell'attenzione non solo l'opera di Ginsberg ma anche l'intera Beat Generation, un gruppo di giovani che attraverso la vita e la letteratura si ribellava contro una società fortemente conservatrice.
Nel 2019, in un’intervista raccontò che: “Senza Allen Ginsberg non ci sarebbe stata una Beat Generation. Fu una creazione della sua mente. Quanto a me, non sono mai stato un beat. […] ero immerso nella grande beatitude di quel tempo, pur non essendo un beat. Ma ho condiviso quel messaggio, che è stato a lungo la voce centrale del dissenso americano. Un messaggio che resta ancor oggi una valida critica dello stile di vita americano“.
L’amicizia e il rapporto intellettuale con Allen Ginsberg, Gregory Corso, Jack Kerouac, William Burroughs, Peter Orlowsky e gli altri beat lo fece sin dall’inizio diventare membro della cosiddetta Beat Generation, di cui è sempre stato l’editore di riferimento. A lui si deve anche il merito di aver pubblicato Charles Bukowski, di cui raccolse in volume gli articoli pubblicati nella sua rubrica settimanale “Notes of A Dirty Old Man” .
“Little Boy”: scrittore e poeta
Ferlinghetti è anche scrittore e poeta, ha pubblicato decine di libri tra cui il celebre A Coney Island of the Mind, una raccolte di 48 poesia, uscita nel 1958, che vendette più di un milione di copie.
L’opera era una durissima critica della società del tempo, che ha influenzato intere generazioni, non solo di scrittori e poeti ma anche di musicisti, come ad esempio Lou Reed; “Poetry is the shortest distance between two humans” scriveva Ferlinghetti.
Il “ragazzaccio della Beat Generation”, ultimo testimone di un’epoca rivoluzionaria, ha continuato a pubblicare libri e poesie per tutta la sua vita, che è stata lunga, intensa, fatta di parole e poesia, di arte e libertà. La sua vita e la sua opera hanno influenzato profondamente il mondo della letteratura, della cultura e dell’arte, la sua eredità, nonostante la sua scomparsa, rimane salda e viva.
La sua autobiografia, Little Boy pubblicata nel 2019, alla soglia dei cent’anni, si conclude con una dichiarazione di innocenza mai perduta di quel fanciullino di Lawrence Ferlinghetti:
«Little Boy, cresciuto da romantico contestatore, ha conservato la sua giovanile visione di una vita destinata a durare per sempre, immortale come lo è ogni giovane, convinto che la sua identità speciale non morrà mai».
Addio Little Boy, grazie di tutto!