Col magone nella voce, l’amarezza negli occhi e la delusione di chi si sente sconfitto ingiustamente, i soci del Nuovo Derby di Milano, situato da tre anni in via Mascagni, a due passi da piazza San Babila, nel cuore pulsante della città, hanno dichiarato la chiusura definitiva del locale. Teo Teocoli non è neppure salito sul palco per l’annuncio ufficiale alla stampa: è riuscito solo a scorrazzare in moto fuori dal locale e a gridare al vento il suo dolore… Hanno parlato per lui Mario Lavezzi, Maurizio Colombi, Diego Boscaro e Dino Colombi.
Lo storico locale che ha creato il cabaret nostrano oltre mezzo secolo fa, chiamato il Derby di via Monte Rosa, chiuso da moltissimi anni, sembrava poter risorgere grazie all’offerta del Comune di Milano che, a gennaio del 2008, propose di utilizzare lo spazio dell’ex Cinema Arti dopo adeguata ristrutturazione. Chiunque abbia una certa età ricorderà il Cinema Arti o perché ci portava i propri figli oppure perché ha il ricordo di quando ci andava da bambino a vedere i cartoni animati di Walt Disney e certi film western o storici, tipo ‘Sansone e Dalida’. Roba per famiglie e, per la precisione, l’unico in città con questo target.
Di fatto, in meno di 10 anni Milano ha visto la chiusura di oltre una ventina di locali… Moratti, morituri te salutans! Solo che adesso finalmente c’è una novità: c’è Pisapia come sindaco ma la giunta sta ancora facendo i conti e valutando il mostruoso buco lasciato dalla sindachessa Moratti. Il che significa che non sono in grado di valutare i singoli problemi alla luce d’ingrandimento ancora per un po’. Ed ecco i problemi del Derby: hanno dovuto pagare 250.000,00 euro di debiti arretrati per entrare in possesso della gestione del teatro, chiuso da tempo.
Dopo solo tre mesi di apertura del locale, che non faceva solo cabaret ma anche jazz, musica varia, teatro e operetta grazie alla collaborazione con la Felix Company, si è scoperto che l’immobile era stato assegnato alla vendita lottizzata con bando di gara aperto nel 2007, detto ‘cartolarizzazione’; uno dei tanti ‘conigli’ che il governo guidato da Tremonti ha fatto saltar fuori dal cilindro per saldare questioni in sospeso, fingendo che non ci fossero fughe di denaro e vuoto di contanti. Intanto riprendono i lavori di ottimizzazione dei locali, contestati dai vigili che chiudono in continuazione il Derby, impedendo lo svolgimento della stagione ufficiale. Ecco perché si inizia a chiudere in ottobre del 2008, ma sarà solo l’inizio di un turbine farsesco di problemi.
A novembre 2008 il locale riaapre con agibilità provvisoria ma è obbligatorio tenere i vigili in sala a ogni rappresentazione e viene chiusa la galleria. Così i posti diminuiscono e i costi aumentano, mentre i biglietti degli spettatori diminuiscono di numero e non si vuole aumentare il costo del biglietto. In pratica, gli artisti lavorano quasi sempre a gratis o per pochissimo, sempre e solo per passione. Eppure col passare del tempo sono più le serate di chiusura che non di spettacoli e diventa impossibile non accumulare debiti, nonostante si fosse sparsa la voce e tutti quelli che non andavano allo Zelig o al Colorado Cafè venivano qui, al nuovo Derby. Ci trovavi bella gente nel pubblico!
Il debito col Comune viene pagato in tre quote ma l’assessore che aveva offerto il locale risulta poi essere il medesimo che tiene la delega al commercio e a questo punto sorgono spontanee alcune riflessioni: come mai l’immobile sembra essere destinato a uffici commerciali quali banche e altro? Come mai ci sono state continue difficoltà su pochi centimetri che rendevano scorrette le misure delle porte piuttosto che il sistema di aerazione, mai in regola nonostante i continui lavori? Ora si sa che il palazzo sarà venduto proprio mentre il gruppo del Derby aveva proposto al Comune di realizzare una scuola di ballo, una scuola di cabaret, di dare spazi alternativi agli studenti del vicino Conservatorio…
Forse la nuova giunta potrà riconsiderare tutto ciò, magari anche solo per trovare una nuova e dignitosa sede ai tanti artisti che, indipendentemente dalla loro età, hanno scritto belle pagine di cultura, arte, spettacoli e divertimento in una città come Milano, che ne ha bisogno tantissimo! Persone schiette, ancora con lo spirito di insegnare, diffondere, rallegrare e proporre le loro esperirne ai giovani senza alcun partito preso, sempre aperti al nuovo e all’arte. Che si sono resi conto di non avere l’animo del contabile, capace di valutare i trabochetti e che, dopo aver pagato per intero il pauroso debito residuo e non di loro diretta competenza, non sono più riusciti a pagare gli 84.000,00 euro l’anno di affitto! Senza contare i soldi usciti per i lavori…
I molteplici problemi provocati dall’aerazione avrebbero dovuto essere risolti dal proprietario dei muri, ovvero il Comune e invece era proprio il Comune, attraverso continui controlli dei vigili del fuoco, a richiedere lavori che avrebbero dovuto eseguire loro stessi. Insomma, fatto sta che i soci del Derby hanno speso oltre 100.000,00 euro in costi per ottenere l’agibilità, che veniva continuamente modificata e ogni volta saltava fuori un’altra rogna. Definire amareggiato questo gruppo di artisti è dire poco: avevano creduto fino in fondo al progetto del Nuovo Derby e l’incapacità manageriale non ha impedito loro di presentare ben 150 spettacoli diversi, tutti realizzati da loro personalmente a gratis, perché con meno di 400 posti non ci si guadagna, appena ci si paga le spese, forse.
E’ per questo tra l’altro che era nato il Fuss, il Fondo per lo Spettacolo, no?. Purtroppo la speculazione impoverisce le nostre città con la chiusura di cinema e teatri mentre altrove nel mondo si costruiscono spazi per la cultura proprio nei centri storici. C’è solo una buona notizia: la Sony pubblicherà a ottobre un cofanetto “Da Derby a Derby” con tutti i magnifici interventi dei personaggi storici fino agli ultimi show. Vale a dire con i frequentatori del vecchio Derby, dai Gufi a Enzo Jannacci, dalla coppia Cochi e Renato a Teo Teocoli e a Walter Valdi, Paolo Villaggio, Lino Toffolo, Dino Sarti, Antonio Ricci, fino a Diego Abatantuono, Paolo Rossi, Massimo Boldi, Felice Andreasi e all'ultima generazione di Claudio Bisio, allora in coppia con Antonio Catania.
Il locale fu un vero trampolino di lancio per innumerevoli comici del momento, oggi personaggi di grande popolarità, sia televisiva sia teatrale e cinematografica. Per quasi trent'anni, fu punto di riferimento per gli artisti di tutta l’Italia, fino al 1986, anno della chiusura. Quindi ricordiamo appunto Teo Teocoli, Mario Lavezzi, e gruppi di giovani e meno giovani che hanno amato tornare sul palco di un locale mitico, che non dovrebbe morire. Chissà se qualcuno sentirà queste voci e saprà dare una giusta risposta, come ad esempio una nuova sede non troppo decentrata con la possibilità di spalmare i debiti su alcuni anni a venire e un affitto non così esoso... La speranza è l’ultima a morire!