Venerdì 19 gennaio andrà in scena al Teatro Arena del Sole il primo capitolo della Trilogia sull’identità. Lo spettacolo è all’interno della rassegna teatrale promossa da Gender Bender Festival.
La giovane regista Livia Ferracchiati, già vincitrice del Premio Hystrio Scritture di scena nel 2017 con Stabat Mater, presenta venerdì 19 gennaio al Teatro Arena del Sole di Bologna Peter Pan guarda sotto le gonne. Lo spettacolo si inserisce nell’ambito della rassegna di Teatro Arcobaleno, un progetto unico in Italia, ideato e promosso da Gender Bender Festival il cui obiettivo è sensibilizzare il pubblico sui temi che riguardano le differenze di genere attraverso il teatro ragazzi. Il testo, che ha debuttato lo scorso agosto alla Biennale di Venezia, è il primo capitolo della Trilogia sull'identità, frutto del lavoro di scrittura di Greta Cappelletti e delle stessa Ferracchiati: un percorso intimo della formazione di un’identità.
The Baby Walk&la Trilogia sull'identità
La compagnia The Baby Walk nasce nel 2015 intorno al progetto Trilogia sull’identità, un percorso a tappe che racconta l'esperienza della dicotomia fra corpo e mente, in fatto di identità di genere. The Baby Walk utilizza diversi linguaggi e indaga il rapporto tra cinema-teatro e tra danza-parola. I tre spettacoli della Trilogia non sono legati tra loro da un filo narrativo, ma mettono in luce i diversi aspetti del disagio di vivere in un corpo che non è percepito come proprio. Questo primo capitolo, semifinalista al Premio Scenario e tra i vincitori del Premio Giovani Realtà del Teatro, affronta il delicato tema dell'infanzia transgender.Peter: un viaggio alla scoperta di se stessi
Peter ha 11 anni e mezzo, « non è esattamente una femmina, ma precisamente un maschio”, in comune con l’altro Peter, Peter Pan, ha l’irrefrenabile desiderio di non crescere. Vive in un corpo femminile e scopre di nutrire nei confronti della sua amica Wendy una curiosità difficile a spiegarsi, simile all’attrazione. L’unica persona di cui Peter si fida è Tinker Bell, una fata priva di bacchetta magica ma con una polaroid al collo, soggetta a violenti sbalzi d’umore: sarà lei che lo aiuterà a capire cosa gli stia accadendo. Per le persone transessuali è questa l’età più drammatica, quella in cui si rendono conto che quel corpo non corrisponde con la propria percezione di sé e della propria sessualità. E così sulla soglia del dramma interiore nasce quel metafisico e poetico ardore di non crescere, di restare in un mondo di giochi infantili.Il lavoro della Ferracchiati è un viaggio alla scoperta della propria identità, un viaggio vissuto da un bambino che cresce in un corpo femminile: ci invita a riflettere sul fatto che le persone trangender non sono sempre state degli individui adulti e che il disagio di crescere e vivere in un corpo che non rispecchia la percezione di sé si manifesta fin dai primi anni di vita.