Prodotto da Jolefilm, lo spettacolo è scritto da Marco Paolini, che ne è anche interprete, insieme a Francesco Niccolini, con la consulenza scientifica di Stefano Gattei e quella storica di Giovanni De Marti; gli elementi scenici sono di Juri Pevere.
Cosa significa "essere geniali"? Una domanda questa che parrebbe semplice, ma se legata all'estro e al genio di un certo Galileo Galilei che, in tempi non sospetti o, forse, sospetti, ha anticipato i tempi moderni di qualcosa come quattrocento anni. In effetti, pensando alla storia dello scienziato, i tempi per lui furono molto "sospetti", dato che la morale laica e la ragione non erano contemplati dalla rigidità del pensiero dominante ai tempi.
"E pur si muove!", e il pensiero galileano è giunto ai giorni nostri fino ad arrivare sul palco del Teatro Biondo di Palermo, dove dal 20 al 29 marzo (ore 21) andrà in scena ITIS Galileo con Marco Paolini.
Galileo vive quattrocento anni prima di noi, in un’epoca governata da certezze e rigidità di pensiero, ma alcuni elementi tornano oggi a riaprire il confronto con quel passato. L’obiettivo di Marco Paolini è quello di coinvolgere nel ragionare, non solo nel raccontare, arrivare a una situazione in cui il pubblico non sia seduto tranquillo, sapendo di dover fare lo spettatore e basta. In tal senso, va in scena a teatro un dialogo, anche se non proprio sopra i massimi sistemi, ma almeno su di un “minimo comune e multiplo”.
«Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro – spiega Paolini – sarà perché le leggi dell’economia non sono leggi matematiche e contengono una componente di caso molto rilevante, sta di fatto che il nostro mondo cerca consolazione negli astri. E mi stupisce che, 400 anni dopo la consacrazione dell’universo post-rivoluzione copernicana, tutti i giorni molti tra noi consultino le previsioni dell’oroscopo, che utilizzano le stelle fisse di Tolomeo. Alla fine non importa se il cielo non è così, perché quello che conta è che ci piace. Galileo è usato spesso come simbolo della scienza libera contro la fede integralista, ma in realtà è uno che per campare fa anche oroscopi. Eppure, ha la forza di guardare oltre. Questo spettacolo non approfondisce la tradizionale dialettica fede-ragione, che ha segnato la storia dello scienziato e del Seicento, ma piuttosto indaga sulla discussione a tre fra fede, ragione e superstizione. In fin dei conti, giocare al lotto è più facile che pensare o guadagnarsi il paradiso onestamente, anche se il calcolo delle probabilità non dovrebbe indurre nessuno a giocarci».