Dal 27 aprile al 7 maggioun'indagine sulla violenza dell'uomo sull'uomo, che si cerca di reprimere con altra violenza e si conclude spesso con il sacrificio di un innocente.
Dopo il successo de Il gabbiano di Anton Cechov, Carmelo Rifici (già direttore della scuola di teatro del Piccolo) presenta in prima nazionale Ifigenia, liberata, in scena al Piccolo Teatro di Milano dal 27 aprile, una produzione LuganoInScena e in coproduzione con LAC Lugano Arte Cultura, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa e Azimut.
Un’indagine sulla violenza
Carmelo Rifici e Angela Demattè (drammaturga dello spettacolo) indagano il tema della violenza partendo dal sacrificio di Ifigenia: dove nasce la violenza? Come si ferma la violenza? Il mondo cesserà mai di essere violento? Cos’è la violenza?
Ifigenia, liberata prende spunto non solo da autori classici come Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle e Euripide, ma anche da testi sacri, come il Nuovo e l’Antico Testamento, senza tralasciare suggestioni più recenti, come Friedrich Nietzsche, Renée Girard e Giuseppe Fornari.
La violenza è presentata come un morbo che appesta l’uomo occidentale, un morbo contagioso che neanche il sacrificio di un’innocente (Ifigenia, appunto) può fermare, e che quindi continuerà a pesare sulle spalle delle generazioni future (gli Atridi nel mito).
Ambientazione meta-teatrale
“Una sala prove, attori e pubblico insieme. - dice Carmelo Rifici - Un regista e un drammaturgo provano ancora a indagare il mito degli Atridi, il sacrificio di Ifigenia. Schiacciata dal volere paterno, contagiata dalla follia del popolo, Ifigenia sembra non poter uscire da un destino senza speranza in cui solo il sangue di un innocente può placare la violenza della folla”.
In scena un regista (Tindaro Granata) e una drammaturga (Mariangela Granelli) cercano di mettere in scena la saga degli Atridi e così mettono in scena il dramma della violenza che l’uomo cerca di fermare con altra violenza, in nome di un padre da vendicare. Ed è così non solo oggi: con un percorso a ritroso si arriva fino al sacrificio di Caino, fino al teatro greco che, per primo, ha posto delle domande attuali oggi come allora e, ancora, irrisolte.
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