Teatro

ALBERTO GIACOMETTI. L'anima del Novecento

ALBERTO GIACOMETTI. L'anima del Novecento

Alberto Giacometti nasce il 10 ottobre 1901 a Borgonovo, in val Bregaglia (Svizzera italiana), primo dei quattro figli di Giovanni, noto pittore postimpressionista di paesaggi alpini (amico di Segantini), e Annetta Stampa, appartenente a un'antica famiglia del luogo; pochi anni dopo la famiglia si trasferisce nel vicino paese di Stampa, situato a pochi chilometri dal confine italiano, dove il nonno di Alberto gestisce un albergo. In giovanissima età Alberto Giacometti comincia a disegnare, dipingere e scolpire, tanto che a vent'anni si trasferisce a Parigi per seguire corsi di pittura, ma sulla sua formazione artistica hanno maggiore importanza l'arte cicladica e quella africana e il cubismo, cui sono riferibili i disegni e le sculture di quegli anni. Fra gli anni Venti e Trenta fa parte del gruppo surrealista: nelle opere introduce il problema dello spazio e della sua delimitazione, una costante della sua ricerca successiva. Nel 1935 rompe coi surrealisti e riprende una figurazione ricca di riferimenti ai primitivi. Dopo la guerra dipinge e disegna dal vero i familiari, i paesaggi e gli oggetti che lo circondano: figure fisse, immobili, rigidamente frontali, delineate attraverso un segno che si infittisce o si dirada seguendo la trama di relazione degli oggetti fra loro e con lo spazio circostante (invece la cornice che spesso l'artista costruisce intorno alle figure ha la funzione di isolarle simbolicamente nello spazio). La sua opera plastica e pittorica (in questa ultima il colore è pressochè assente) trova ora i connotati definitivi: i busti ritratti del fratello Diego, le lunghe e filiformi figure femminili, i frammenti anatomici evidenziano il rapporto tra la massa e lo spazio che la avvolge e la corrode. In questa traduzione formale della condizione dell'uomo Giacometti è vicino alle problematiche dell'esistenzialismo, tanto che Sartre ne ha sottolineato l'accentuazione dell'inaccessibilità degli oggetti e delle distanze tra gli uomini.

La mostra si focalizza su uno degli ambienti più suggestivi ed influenti dell'arte del XX secolo, lo studio a Montparnasse dove Giacometti vive e lavora dal 1927 alla morte nel 1966, un luogo che diventa la creazione più completa dell'artista, nonché leggendario luogo di incontro a Parigi per artisti e scrittori. Un luogo buio, umido, malsano, privo di luce e di acqua: il contrasto tra l'estrema povertà del suo studio ed i prezzi folli chiesti per le sue opere aggiunge notevole fascino alla sua aura di artista visionario, rimasto indenne al successo mondano. Insomma una Gesamtkunswerk riempita di sculture e tele completate, ma anche infestata dai fantasmi delle opere abbandonate, dei ritratti raschiati in piena continuità coi sogni dell'artista. Per scrittori e fotografi il mondo di Giacometti risulta seducente come nessun altro.
Il percorso espositivo presenta opere che provengono da una singola raccolta che appartiene a un familiare di Giacometti, molte delle quali vengono esposte al pubblico per la prima volta. Il tema più ricorrente è il ritratto familiare: il padre, l'adorata madre, i fratelli, il nipote, la moglie che rappresentano tutti gli uomini e le donne ma anche il mistero universale della forma umana. Le opere selezionate sono disegni, dipinti e sculture; il disegno pare la tecnica che meglio introduce al cuore del mondo dell'artista: egli disegna in continuazione e su ogni superficie, al punto che i disegni appaiono come abbozzi di opere successive ma anche immagini del suo io più intimo e profondo. Un io indagato completamente, perchè le opere seguono l'intero percorso di Giacometti.

Il catalogo Electa è diviso in due volumi: uno dedicato al percorso espositivo e uno specifico sullo studio di Giacometti. Il primo si apre con “un ritratto intimo” di Michael Peppiatt, curatore della mostra e dei cataloghi; quindi Emma Zanella traccia un ritratto assai affascinante dell'artista, mentre si riporta un'intervista tra Giacometti e Jacques Dupin. Le opere in mostra, divise per categorie, sono introdotte da Casimiro Di Crescenzo: le sculture sono certamente le opere più conosciute, poi i rari dipinti e quindi i disegni, interessanti per quanto detto sopra. Splendide ed emozionanti le foto di Giacometti contenute nel secondo volume, dedicato al suo studio parigino.

Uscendo dal MAGA non si può non proseguire per Lecco, dove, nelle scuderie di villa Manzoni (fino al 15 maggio 2011) sono messe a confronto l'Ombra della sera (bronzo etrusco del III secolo a.C. da Volterra) e la Femme debout (bronzo del 1952 della Fondation Giacometti di Parigi) con un corollario di disegni sul tema. Il piccolo catalogo Electa è stretto e alto come le figure esposte.

Gallarate (VA), Museo MAGA, fino al 05 giugno 2011, aperta da martedì a domenica dalle 9,30 alle 19,30 (lunedì chiuso), ingresso euro 9,00, catalogo Electa, infoline 0331.706011, sito internet www.museomaga.it