Teatro

Alla CittàdelTeatro di Cascina Alessandro Benvenuti

Alla CittàdelTeatro di Cascina   Alessandro Benvenuti

Comunicato stampa con preghiera di diffusione MERCOLEDì 14 FEBBRAIO ORE 21.00 SAN VALENTINO CON ALESSANDRO BENVENUTI Alessandro Benvenuti e la Banda Improvvisa presentano STORIA DI UN IMPIEGATO di Fabrizio de Andrè con la Filarmonica G.Verdi di Loro Ciuffenna e con Arlo Bigazzi (basso), Stefano Bartolini (sax), Paolo Corsi (percussioni), Ruben Chaviano (violino), Luigi Pelli (tuba), Antonio Superpippo Gabellini (chitarre) Arrangiamenti e direzione Orio Odori Incursioni e progetto Giampiero Bigazzi Impaginazione Alessandro Benvenuti Alessandro Benvenuti e la Banda Improvvisa, dopo due stagioni di repliche della loro singolare e divertente raccolta di “canzoni amate” (“Benvenuti… all’Improvvisa!”), si cimentano adesso in un lavoro più organico, con la profondità dell’interpretazione e la tensione della poesia, con gli originali arrangiamenti di Orio Odori e il coordinamento di Giampiero Bigazzi. Un sorprendente Alessandro Benvenuti si fa cantante e ne regala un’interpretazione sentita, affrontando con puntiglio queste pagine ancora oggi attualissime, fondamentali, ma fra le meno celebrate del ricchissimo repertorio del grande cantautore genovese. La Banda Improvvisa si trasforma in orchestra, sia classica che popolare, per restituire la memoria (compito storico e tradizione del movimento bandistico) e l’attualità di queste pagine che sono fra le meno celebrate, ma anche fra le più belle, nel repertorio del grande cantautore genovese. INCONTRO CON ALESSANDRO BENVENUTI MERCOLEDì 14 FEBBRAIO ALLE ORE 17.00 NEL RIDOTTO DELLA CITTA’ DEL TEATRO Igor Vazzaz, dottore di ricerca in teatro presso l'Università di Pisa, terrà un incontroad ingresso libero, dedicato ad Alessandro Benvenuti e allo spettacolo "Storia di un impiegato" in programma alle 21.00 dello stesso giorno. L’incontro ripercorrerà, insieme allo stesso Benvenuti, la carriera dell'attore nonché la storia del disco di Fabrizio De André su cui si basa il concerto. Biglietti per lo spettacolo da 22 a 15 euro Prevendita martedì e mercoledì dalle 17.30 alle 20.00 presso la città del Teatro NOTE “Storia di un impiegato” venne registrato da Fabrizio De Andrè nel 1973, all’alba di quelli che sarebbero stati per molti gli “anni di piombo”, i testi furono scritti da De Andrè in collaborazione con Giuseppe Bentivoglio e la musica fu composta insieme a Nicola Piovani, che curò anche gli arrangiamenti e la direzione d’orchestra. Il racconto si muove fra storia e suggestioni oniriche, e trasmette il messaggio della critica feroce alle convezioni borghesi e alle scellerate scelte del terrore “che altro non è che l’altra faccia del potere…”. Concepito come atto d’accusa contro un mondo dominato dal non senso e dalla borghese mediocrità, di questa mediocrità, l’impiegato ne è l’emblema, il braccio meccanico e mimetizzato dello stesso potere, un potere che agisce nell’ombra, manovrando il suo “riuscito” prodotto per non sporcarsi le mani direttamente. Ma l’impiegato, figlio e archetipo di quel tempo (tutti allora, e forse in gran parte anche oggi, sognavano e sognano d’essere impiegati a tempo indeterminato), vive un equilibrio comunque fragile: se dal potere è guidato, per certi versi, dal potere stesso vorrebbe emanciparsi. La tragicomica parabola dell’impiegato di De Andrè comincia respirando le arie del Maggio francese: “Anche se il nostro maggio / ha fatto a meno del vostro coraggio / se la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento / se il fuoco ha risparmiato / le vostre millecento /Anche se voi vi credete assolti / siete lo stesso coinvolti”. De Andrè avverte tutti, tutti coloro che si son voltati vigliaccamente di fronte all’impeto giovanile di cambiamento, che non ci si è dimenticati di loro. Per quanto nascosti e apparentemente irresponsabili, una diversa e nuova giustizia dell’uomo (mai di Dio) li verrà a cercare. L’impiegato allora sembra avere un sussulto (perché tanti ragazzi si ribellano?), sente di essere anch’egli in una gabbia, per quanto spesso confortevole e decide che il sogno d’emancipazione divenga realtà. Ma l’impiegato dell’universo di De Andrè è un perdente e quindi, non tutto va come dovrebbe. Un’opera circolare questa di De Andrè e Bentivoglio, comincia e apre con la stessa invettiva, vede il sorgere, il naufragare e il risorgere del suo protagonista, nel panorama d’un tempo di lotta ideale, oggi si può dire, un po’ sopravvalutata. Ma questo, in fondo, conta poco rispetto alla coerenza dell’insieme poetico-musicale del cantautore genovese, che sembra comunque, averli respirati per intero quei tempi così complessi. In sintesi è un’opera che va vista nell’ottica del tempo in cui è nata, perché rivolta ai giovani degli anni Settanta, ma efficacissima anche nell’ascolto e nella riflessione per l’oggi. E forse (poeticamente) premonitrice di quello che sarebbero stati (storicamente) gli sviluppi successivi (la fine tragica di molte utopie di quel periodo, la dissociazione, il pentitismo, le istanze di emancipazione mai sopite…). Un intreccio di differenti piani narrativi e umani: gli echi del Maggio francese, il sogno/incubo del proprio stato e della voglia di ribellione, la realtà tragica e grottesca della (vera) bomba, la contrastata relazione con le persone più vicine, la galera e la definitiva e collettiva presa di coscienza (in un luogo, il carcere, che forse è il massimo dell’essere uguali).