“Il libro non deve avere bisogno di essere completato da un’illustrazione imitativa. Il pittore e lo scrittore devono agire insieme, senza confusione ma in parallelo. Il disegno deve essere un equivalente plastico del poema. Non direi: primo e secondo violino, ma un insieme concertante” (Matisse).
La mostra è la raffinata testimonianza di un collezionismo raro, quello del libro d’artista, che ha nel bussetano Corrado Mingardi il suo maggiore esponente italiano. Il titolo richiama quello di un libro di Delteil (con litografie di Delaunay, dedicato a Parigi nel 1926) per richiamare l’importanza che quella città ebbe per la nascita, lo sviluppo e la diffusione del libro d’artista, nome con cui si definisce un’edizione limitata che associa al testo opere di grafica originali appositamente realizzate da artisti famosi nella loro libera unità di intenti con gli autori dei testi e su sollecitazione e cura di editori lungimiranti. “Siete terribili voi poeti, ed è spesso impossibile raffigurare le vostre fantasie” scrive Manet.
Della collezione personale di Mingardi e a cura della Fondazione Cariparma sono esposti cento livre de peintre, scelti per importanza, che consentono di ripercorrere la storia del genere. La mostra si apre con Rodin che illustra Mirabeau, Redon per Flaubert, Bonnard alle prese con le poesie di Verlaine, Chagall con Gogol, la Bibbia e le favole di La Fontaine, Derain e il visionario Pantagruel, Braque e Apollinaire e la Teogonia di Esiodo, ma anche Leger, Le Corbusier, Sartorio, il solito Gustave Dorè e il marchigiano De Carolis per “La figlia di Jorio”. Prosegue, tra gli altri, con Maillol e Ecloghe di Virgilio, le nerissime “Quattro stagioni” di Kupka, Kokoschka, il surrealista Ernst, il De Chirico dei “Bagni misteriosi”, Klinger e le fantasie di Brahms, Dufy, Mirò, la serie “Jazz” di Matisse, Picasso tentato dalle Metamorfosi di Ovidio.
La rassegna consente di percorrere la storia dell’arte tra Ottocento e Novecento. Lungo è l’elenco degli artisti presenti, per cui si rivela strumento fondamentale il catalogo, preciso e completo, che contiene la storia del libro d’artista, un profilo di Corrado Mingardi (curatore di tutte le schede) e un interessante saggio dell’appassionata Gloria Bianchino sulle “ombre” delle Certosa di Parma realizzate da Carlo Mattioli.
Una mostra straordinaria (come la collezione Mingardi), inaspettata, impossibile da rendere a parole, incantevole. Peccato la mancanza di segnalazioni nel centro storico di Parma che rendono difficile trovare il Palazzo Bocchi Bossi, anche a chiedere ai cittadini per strada.
Parma, Palazzo Bocchi Bossi, fino all’11 maggio 2008, aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 18,30, chiusa i lunedì non festivi, ingresso libero, catalogo Skira, infoline 0521.532111.
MOSTRA PROROGATA FINO AL 30 MAGGIO 2008
Teatro