“Questa mostra racconta storie di uomini che vissero i tempi difficili di una società in trasformazione, continuando a credere che l'architettura possa servire a migliorare il mondo intorno a noi”. La mostra ripercorre la vita e le imprese di Palladio attraverso fogli autografi, preziosi libri, riproduzioni lignee dei monumenti costruiti o solamente progettati, accanto a ritratti di committenti e di amici artisti, Veronese, El Greco, Tintoretto; presenta novità assolute: la vera facciata della chiesa di San Giorgio Maggiore ed i suoi interni bicromatici, gli scambi a distanza con il turco Sinan (resi possibili da Marcantonio Barbaro, committente e amico di Palladio, ambasciatore della Serenissima a Istanbul dale 1568 al 1574), la progettazione di piccole case a schiera per la gente comune, un disegno teatrale autografo inedito ritrovato nella biblioteca dell'Abbazia di Westminster a Londra.
Andrea Palladio nasce nel 1508 nella Padova di Donatello e di Mantegna e ancor prima di Petrarca e dell'università. Il padre non è un mugnaio come si credeva, ma un piccolo imprenditore che affitta mulini, che sa leggere e stringe affari con ceti più elevati del proprio. Lo scultore Vincenzo Grandi probabilmente coglie le inclinazioni di Andrea e lo guida nei primi passi. Il percorso espositivo inizia con due oggetti realizzati da Grandi e con i verbali per il processo della cittadinanza padovana a Palladio del 1563. Nella fabbrica di palazzo Thiene Andrea è “a scuola” da Giulio Romano e gli subentra alla sua morte nell'ultimazione della costruzione che ne accresce la fama. Egli si reca per tre volte a Roma non da turista isolato ma come amico e collega di intellettuali e nobili che possono aprirgli tutte le porte. Esamina le antichità e ne discute con l'élite artistica ed intellettuale della città dei papi. Impara a riportare le rovine sulla carta; realizza disegni con rilievi di terme romane e alzate di vari monumenti (tra gli altri in mostra il tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante).
La costruzione delle logge di palazzo della ragione a Vicenza (lui stesso la chiamerà “Basilica”) è il progetto della vita, in quanto di grande visibilità: qui dimostra la sua capacità di adattare tipologie antiche a funzione moderne. Della Basilica, come delle altre realizzazioni, sono presenti i disegni, le fotografie ed i modelli plastici, motivo per cui la mostra è facilmente comprensibile ed estremamente interessante, non essendo rivolta ai soli addetti ai lavori, bensì fruibile da un vasto pubblico.
Le ville occupano una posizione centrale nell'attività di Palladio. La relativa sicurezza in Veneto dopo il 1517 rende possibile la costruzione di ville non fortificate; la crescita demografica e l'incoraggiamento per la bonifica dei terreni, finalizzata a raggiungere l'autosufficienza nella produzione di grano, rendono gli investimenti agricoli sempre più vantaggiosi. Le ville diventano una necessità per l'élite di Venezia e della terraferma: le ville servono per amministrare le proprietà, in estate le campagne sono più salubri della città, vi si possono fare esercizio fisico o riposo, la caccia arricchisce la tavola, se il proprietario è colto vi si può fare musica, studiare, intrattenere gli amici con discussioni e lezioni. Tra le tante ville e palazzi presentati con progetti e modelli in scala da segnalare a Vicenza la loggia del Capitaniato e palazzo Chiericati, poi villa Chiericati a Vancimuglio, villa Capra Valmarana (la Rotonda), villa Barbaro a Maser, villa Foscari (la Malcontenta), villa Emo a Franzolo, quindi Venezia: la chiesa del Redentore e San Giorgio Maggiore (una chiesa “colorata”, un unicum nella sua produzione). Un posto di rilievo assume il teatro Olimpico, paradigma della sua arte. Ma ci sono anche edifici progettati e non realizzati, come il ponte di Rialto a Venezia.
Lungo un corridoio di raccordo l'analisi grafica di ville e palazzi palladiani realizzata con gessetti colorati su legno: le grafiche restituiscono il sistema compositivo alla base dell'architettura di Palladio, che fa uso di una grammatica di forme e proporzioni prefissate e di una serie di elementi concettualmente precostituiti aggregati secondo una sintassi precisa.
Il percorso, che presenta tra l'altro 78 disegni autografi di Palladio (molti dei quali tornano in Italia dopo la vendita da parte di Vincenzo Scamozzi all'architetto inglese Inigo Jones nel 1614), si conclude con “Palladio eterno contemporaneo”: il suo influsso è stato determinante nell'architettura successiva in Europa, soprattutto in quella inglese ed americana tra Seicento e Ottocento, ma anche per maestri dei giorni nostri come Mario Botta (penso all'atrio del Mart a Rovereto). Dopo Vicenza la mostra verrà trasferita a Londra presso la Royal Academy of Arts, poi forse negli Stati Uniti.
Il maestoso catalogo Marsilio racconta in modo chiaro e comprensibile la storia di Palladio uomo e architetto con un approccio simile al suo trattato “Quattro libri dell'architettura” (pubblicato a Venezia nel 1570), dove egli condensa e trasmette l'eredità della teoria e della pratica dell'architettura del rinascimento italiano. Il volume diviene così uno strumento indispensabile per comprendere edifici, persone, idee. O anche solo per vedere quei disegni irripetibili come non si erano mai visti.
Usciti da palazzo Barbaran da Porto la mostra prosegue a Vicenza e nel Veneto, un lungo itinerario tra palazzi, ville e chiese. Per ritrovare Andrea Palladio a 500 anni dalla nascita.
Vicenza, Palazzo Barbaran da Porto, fino al 06 gennaio 2009, aperta tutti i giorni, dalla domenica al giovedì dalle 9,30 alle 19, venerdì, sabato e festività dalle 9,30 alle 21, ingresso ero 10,00, catalogo Marsilio, sito internet www.andreapalladio500.it
Londra, Royal Academy of Arts, dal 31 gennaio al 13 aprile 2009.
Teatro