Teatro

Assegnati gli Oscar per il Teatro 2008 del Primo

Assegnati gli Oscar per il Teatro 2008 del Primo

Nella tiepida serata del primo giorno di luglio si è svolta a Napoli la serata conclusiva dell’Oscar per il Teatro, la prestigiosa manifestazione organizzata ogni anno dal teatro Il Primo per premiare i migliori lavori e i migliori protagonisti della stagione partenopea. Giunto alla decima edizione, il concorso ideato da Arnolfo Petri può contare come sempre sulla competenza di un’autorevole giuria tecnica, quest’anno composta da Franco De Ciuceis (Il Mattino), Stefano De Stefano (Corriere del Mezzogiorno), Giulio Baffi (La Repubblica), Roberta D’Agostino (Roma) per la carta stampata, e per il web dal nostro direttore Gianmarco Cesario affiancato da Antonio Mocciola (Il brigante), Mario Vella (Campania su web), Maresa Galli (Napoli news) e Monica Florio (Napoli on the road); presidente onorario della giuria un grande attore di durevole e poliedrica carriera, Elio Pandolfi. Undici i teatri cittadini che hanno preso parte alla competizione, ciascuno di essi segnalando uno dei lavori rappresentati durante la stagione. E, proprio come nella serata degli oscar hollywoodiani, per ciascuna categoria in concorso viene selezionata una terna di finalisti, annunciata pubblicamente alla stampa; ma soltanto al momento della premiazione si scoprono, col teatralissimo gioco dell’apertura delle buste, i nomi dei vincitori. Lo spettacolo scelto dalla giuria a rappresentare la stagione 2007-2008 è Gomorra, scrittura drammaturgica di Mario Gelardi ispirata al libro di Roberto Saviano; un lavoro forte e compatto per il quale − rivela lo stesso Gelardi − non è stato facile trovare una produzione, e che tuttavia una volta realizzato ha conquistato grandi numeri di pubblico. Per lo stesso lavoro sono attribuiti altri due premi: a Ernesto Mahieux, versatile interprete di lunga esperienza, come attore non protagonista, e al giovane (ed emozionato) Francesco Di Leva come rivelazione della stagione. Miglior attore protagonista è Roberto Azzurro, memorabile interprete di un incandescente e stralunato Hitler in Terrore e miseria del Terzo Reich di Brecht, felice produzione del teatro Elicantropo, che conquista anche il premio per la miglior regia, emanazione della raffinata visionarietà di Carlo Cerciello, e per i migliori costumi, realizzati da Antonella Mancuso. La statuetta per la miglior attrice protagonista va a Bianca Sollazzo, ragguardevole interprete del teatro di tradizione napoletano, per la sua brillante prova nel testo comico La badessa di Piropilessa; mentre la giovane Roberta Misticone guadagna il riconoscimento come migliore attrice non protagonista per il ruolo di Rita nella messa in scena del celebre testo eduardiano Il sindaco del rione Sanità curata da Carlo Giuffré. La selezione per la migliore drammaturgia premia Laura Angiulli per il testo Dove sta Zazà, rappresentato nello scorso dicembre alla Galleria Toledo; per lo spettacolo comico Non complichiamoci la vita il Teatro Totò vince il premio per la produzione e Tonino Di Ronza per le scene. A compimento della cerimonia di premiazione è stato attribuito il riconoscimento alla carriera ad un’emozionata Marina Confalone (nella foto), eclettica interprete di repertorio classico e di nuova drammaturgia, «dotata di un innato talento interpretativo – recita la motivazione della giuria – che, sin dagli esordi con Eduardo, l’ha portata a calzare ruoli comici venati sempre da quella malinconia tipica della maschere umane vere e senza tempo». La serata, presentata con verve scintillante da Sasà Trapanese e Francesca Scognamiglio, è stata anche occasione di piacevole intrattenimento con l’esibizione di due giovani artisti, il “cantautore della MySpace generation” Nando Misuraca, dal repertorio ritmico e ironico, e l’intenso Zorama, una bella voce collocabile tra la limpidezza di Alex Baroni e i gorgheggi di Mango. C’è stato anche spazio per qualche riflessione generale sulla situazione del teatro a Napoli e in Italia. Gaetano Liguori ha pronunciato una rabbiosa invettiva per l’esiguità dei sostegni ministeriali ai teatro medio-piccoli, come il Teatro Totò – che pure vanta tremila abbonati – anche quando questi operano in condizioni a forte valenza socio-territoriale. Il padrone di casa Petri ha energicamente incalzato, esprimendo il suo pubblico sconforto per le politiche culturali delle istituzioni, diffusamente miopi e quasi del tutto indifferenti alle piccole realtà virtuose. In effetti teatri come il Primo, come l’Elicantropo, come il Totò sono centri di produzione culturale di rilievo, in una città che – ricorda lo stesso Petri – si nutre di eventi faraonici ed occasionali mentre sottovaluta o perfino trascura una semina culturale più accurata e di lungo respiro. Resterebbe allora da chiedersi dove puntano le politiche culturali delle istituzioni; o anche, più a monte, se davvero le scelte di governo esprimano delle vere e proprie politiche. Questi uomini di teatro sono tra le importanti forze che sostengono preziosi argini contro il degrado intellettuale; e sarà anche grazie a loro se il monito di Eduardo fujtevenne riuscirà a risuonare un po’ più lontano nel presente.