«Trascinare, raschiare, strappare e fondere…resti architettonici che si sono deflagrati nel paesaggio e ne sono divenuti parte»; con queste parole il coreografo della “Kibbutz Contemporary Dance Company” Rami Be’er, descrive e definisce il suo lavoro “ Bein Kodesh le’ hol” in scena martedì 19 e mercoledì 20 giugno al Teatro Politeama di Napoli. È una danza molto fisica, a tratti quasi circense nelle complesse evoluzioni e nei difficili equilibri; sensuale e antiretorica la coreografia si compone di diversi quadri e sfrutta al massimo l’ausilio degli elementi scenici, della musica a tratti stridente e angosciante, e delle magnifiche luci, frutto di un’attenta e scrupolosa regia. Elemento chiave nel racconto onirico e concettuale è la sabbia; il suo fluire incessante che travolge il corpo della ballerina nella scena iniziale è metafora di un tempo che scorre, ci attraversa, a volte ci sommerge. I13 danzatori percorrono scenari diurni e crepuscolari, danno vita a tensioni ossimoriche; lotta e quiete, discronie e armonie si fondono sulla scena con efficaci giochi e tagli di luce. Molto interessante e suggestiva è la coreografia femminile nella seconda parte dello spettacolo; le danzatrici vestite di veli bianchi danno prova di completezza tecnica, espressività e ottima capacità interpretativa, fondendo elementi puri di contemporaneo con il repertorio classico e con echi etnico tribali. Ne risulta una composizione varia e vibrante il cui unico elemento opinabile risulta la scelta, forse obbligata, di allestire in scena il montaggio delle sbarre di ferro tra una coreografia e l’altra. Ottima performance nel complesso, simbolo di una paese vitale, giovane e privo di preconcetti, in grado di assorbire i “diversi” fondendoli in un unico contenitore artistico.
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