Zio Birillo (storie di acide amenità) di e con Alessandro Benvenuti debutta nella sua forma definitiva in Prima Nazionale giovedì 7 aprile alle 21,00, al Teatro Dante di Campi Bisenzio(FI) nell’ambito della seconda edizione della rassegna dedicata a Andrea Cambi.. Per costruire questo lavoro, Benvenuti ha scelto la formula del confronto con il pubblico, adesso Zio Birillo, lo spettacolo teatrale in forma di concerto è arrivato alla sua forma definitiva. Un racconto che si articola in 15 canzoni scritte, musicate e cantate dall’attore e regista toscano, accompagnato dalla sua band per fissare, nel tempo, un percorso di appartenenza, alla sua terra e alle sue origini. Ovvero a San Francesco, la piccola frazione del comune di Pelago in provincia di Firenze, dove è nato. Ma è anche un percorso di crescita verso una maturità artistica piena di sfaccettature che “oggi – spiega Benvenuti - mi permetterà con serenità di ricordare a me stesso di essere stato in un lontano passato un perfetto Zio Birillo”. Da un po’ di tempo oltre a scrivere per il teatro, recitare e dirigere, Alessandro Benvenuti ha riportato alla luce il suo primo amore, quella vena cantautoriale che da sempre in lui si agita. In questo spettacolo fa ridere e fa pensare, propone brani scritti da lui, versi messi in musica che grondano di autobiografia. Racconta storie che dal paese dove è nato, arrivano a raccontare l’Italia intera. Lo fa nei panni di “Zio Birillo”, il suo soprannome da ragazzo.
I musicisti in scena sono Franco Fabbrini, Luca Ravagni, Matteo Addabbo, Leandro Bartorelli e Riccardo Pardini. La Produzione è del Teatro Stabile di Firenze - Regione Toscana – produzione Musicale SamWorld in collaborazione con Teatro Dante.
Il progetto luci della rappresentazione è firmato da Beatrice Bertola, Natulja Valerievna Gudkova, Elisa Mulazzani, Cecilia Nocella e Claudia Tabbì. Le allieve del Masater di primo livello in Light Design (anno accademico 2010-2011) organizzato da Accademia della Luce, Accademia di belle Arti di Macerata e Fondazione Elsa.
Dalle note di regia
“Accadde – spiega Alessandro Benvenuti - che ci fossero dei ragazzi grandicelli che giocavano a pallone nel piccolo cortile interno del circolino dei preti di via San Francesco. Io vivevo, con i genitori e i nonni materni, un numero civico prima, e l’orto di casa nostra confinava con quel circolino. Poi la palla ‘cadde di sotto’, la dove una locale impresa edile stava facendo lo scavo, confinante appunto con il muro del circolino, per gettare le fondamenta di quella che sarebbe diventata la ASL del paese oltre che uno degli edifici più brutti che siano mai stati costruiti a San Francesco, frazione del comune di Pelago, provincia di Firenze”.
“Come fare adesso e riprenderla quella palla – prosegue Benvenuti - essendo di sabato e non essendoci operai ai quali urlare: “Ce la ributti”? Il ragazzo più grosso si rivolse allora verso di me che li guardavo giocare mangiando una fetta di pane con il vino e lo zucchero (“Fa sangue!” diceva nonna Lucia) e vedendo che alle mie spalle, poggiata contro il muro, c’era una lunga scala di legno di proprietà dello zio dei miei nonni che abitava al primo piano della stessa nostra palazzina mi chiese torvo: “Prestacela”. “Non posso – risposi io – è di mio zio”.
“E noi la si piglia uguale!” tuonò minaccioso il bullo muovendosi verso di me per scavalcare il muretto di divisione. Allora io, preso dal panico cominciai a urlare: “Zio Zio ti voglion piglià la scala! Zio Zio!” rimandando in tal modo a lui la soluzione del problema. E fu così che, per quei bulletti che durante le elezioni politiche andavano a distribuire il materiale di propaganda della DC e nei giorni festivi servivano la messa, da quel giorno diventai ‘Zio zio’. Nei paesi chi non ha un soprannome esiste meno. Ora esistevo anch’io. Poi, data la mia altezza, il soprannome cambiò nei mesi successivi fino a diventare ‘Zio Birillo’.
Poi arrivarono i Beatles, i Beatnik, la Beat Generation, i labouristi in Inghilterra, l’alluvione a Firenze e dintorni, Corto Maltese…insomma qualcosa si mosse.
“Sentendo sulla mia pelle il mutare dei tempi – racconta ancora Benvenuti - condussi una battaglia lunga dura e pura perché quel marchio d’infamia legato a un attimo di panico che mi aveva colto invocando lo zio fosse cancellato. Occorsero tre mesi durante i quali non risposi a nessuno che mi chiamasse in quel modo perché tutti, capendo che non scherzavo, si scordassero chi ero stato restituendomi quel rispetto che adesso mi meritavo. Così divenni Alessandro. O anche Sandro. E poi ‘Vercinge’, perché nel frattempo avevo formato un gruppo musicale con degli amici; band che dopo lungo pensare chiamammo ‘La Vercingetorige Six Company’. Del gruppo io ero cantante e leader indiscusso. Passare dal pavido richiamo d’aiuto a uno zio, all’essere un capo dei Galli che era stato il ‘regista’ di una ribellione nazionale contro l’imperatore Cesare…eh beh, c’era un bel salto di qualità. Poi il tempo ha fatto la sua parte. Adesso, al mio paese, c’è una sola persona che ogni tanto mi chiama Zio Birillo. E’ il mio fornaio preferito, ma è anche un amico d’infanzia al quale sono legati dei ricordi lontani e struggenti. Lui può chiamarmi così perché non c’è scherno nelle sue intenzioni ma solo un desiderio di appartenenza a un qualcosa di molto profondo”.
Informazioni Teatro dante telefono 055.8979403