Da mercoledì 14 a domenica 18 giugno l’Arena del Sole ospita “Afghanistan: il grande gioco”, regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, una produzione di Teatro dell’Elfo e di Emilia Romagna Teatro Fondazione, in collaborazione con Napoli Teatro Festival.
Dopo il successo di Milano e Modena, arriva sul palco dell’Arena del Sole Afghanistan: il grande gioco, una produzione di Teatro dell’Elfo e di ERT Fondazione. In questo nuovo lavoro Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani tornano a confrontarsi con la drammaturgia angloamericana.
Affermano i registi Bruni e De Capitani:
«Afghanistan, il Grande Gioco fa parte di quel teatro anglofono che ci piace. La storia dei rapporti tra Occidente e Afghanistan è metafora di tutti gli errori fatti in Medio Oriente e Asia anche per ignoranza: ci piace che venga raccontato un periodo di cui si sa poco ma ci coinvolge tanto, riaffermando l'idea di un teatro che parla di civiltà continuando a essere vivo».
The Great Game: la versione italiana
Lo spettacolo è la versione italiana di The Great Game – Afghanistan, un progetto teatrale diviso in 13 stazioni che il Tricycle Theatre di Londra ha commissionato a tredici tra i migliori autori inglesi e americani per raccontare il complesso rapporto, quasi sempre fallimentare, che dal 1842 ai giorni nostri l’Occidente ha avuto con l’Afghanistan - uno stato che per la sua posizione geografica ha da sempre avuto un’importanza strategica fondamentale nello scacchiere mondiale.
Che cosa sappiamo dell’Afghanistan?
Da questa domanda è partito il Trycicle Theater, la più grande officina di teatro politico inglese, arrivando a costruire l'ambizioso progetto The Great Game. Lo spettacolo è suddiviso in tre capitoli: Invasione e indipendenza 1842 – 1930, Il comunismo, i Mujahedin e i Talebani 1979 – 1996 e Enduring Freedom 1996 – 2010. Debutta nell’aprile 2009 con un successo clamoroso: tre mesi di tutto esaurito, repliche negli Stati Uniti e il generale David Richards, capo delle Forze armate in Afghanistan, che sul Times ne ha elogiato la profondità di analisi. Il Generale lo ha talmente apprezzato da obbligare i reduci di quella guerra e i soldati in partenza ad assistere allo spettacolo: il 3 agosto 2010 scrisse sul Times che se l’avesse visto prima, probabilmente sarebbe stato un generale migliore.
Il confronto con la drammaturgia anglosassone
Il Teatro dell’Elfo continua la sua indagine sulla drammaturgia anglosassone e trova in questa grande epopea, che abbraccia un arco di tempo che va dal 1842 ai giorni nostri, una nuova e irrinunciabile occasione di teatro che racconta il presente.
Il progetto italiano è suddiviso in due parti, per la prima parte, che ha debuttato a Milano il 17 gennaio 2017, i registi Bruni e De Capitani hanno scelto i testi di Stephen Jeffreys, Ron Hutchinson e Joy Wilkinson, che riguardano il periodo 1842 – 1930 e i testi di Lee Blessing e David Greig, che appartengono al periodo 1979 - 1996. La prima parte dello spettacolo arriva quindi alla fine dell’influenza occidentale, la seconda parte, ovvero i capitoli sui Talebani e su Enduring Freedom, saranno allestiti l’anno prossimo.
Conclude De Capitani:
«Vorremmo trasmettere anche noi la coscienza di quanto sia paradigmatica la storia di 180 anni di rapporti tra Occidente e Afghanistan».