L'Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza, in un’aula magna gremita, ha presentato “Barocco!” un interessante esperimento di contaminazioni musicali.
L'Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza, in un’aula magna gremita, ha presentato “Barocco!” un interessante esperimento di contaminazioni musicali. Protagonista la Brass Bang! con Paolo Fresu tromba e flicorno, Steven Bernstein tromba, Gianluca Petrella trombone e Marcus Rojas alla tuba, insieme al canto di una trascinante Cristina Zavalloni. La musica barocca viene spesso declinata nei modi più vari, le trombe haendeliane e vivaldiane si affacciano spesso nelle nostre giornate, dalla pubblicità, alle colonne sonore, alla danza . Accanto alle frequenti letture filologiche, magari con strumenti d’epoca, sono sempre più frequenti le tentazioni di nuove rivisitazioni come questa sera. La Brass Bang! denuncia fin dal rumoroso ingresso in sala le sua natura di band del jazz più attuale, aperto ad ogni sperimentazione culturale; il piglio del breve brano di presentazione in verità ricorda più New Orleans che la Venezia di Vivaldi, ma qualche squillo delle trombe appoggiato sul bordone della tuba ricorda il titolo della serata. I pezzi proposti vanno da Monteverdi con un madrigale che piace ai jazzisti, “Ohimè ch’io cado”, da una rilettura della festosa Fireworks di Haendel , alle tragiche note del Pergolesi dello Stabat Mater, da Palestrina ad una dolce ninna-nanna di Tarquinio Merola in cui si affaccia il profumo della musica sarda spesso citata da Paolo Fresu, che propone anche un suo brano dove il colore intimo del flicorno è inserito in sonorità un po’ Dixie. L’agilità della voce di Cristina Zavalloni viene esaltata dal contrasto con il trombone soprano di Steven Bernstein in “Su coronatemi!” di Alessandro Stradella , non manca un pezzo medievale “Per troppa fede” dove Cristina e gli altri affrontano gli stilemi antichi. Haendel è di nuovo con noi in una dolcissima versione di “Lascia ch’io pianga” dove alla voce si alterna la morbidezza del flicorno. Una band di ottoni di questo livello trascina l’attenzione e l’entusiasmo di un pubblico giovane che ha occupato ogni ordine di posti. Cristina Zavalloni, che unisce alle doti musicali grande presenza scenica retaggio delle esperienze di danza, ha illustrato i brani proposti ed ha poi confidato che questa è stata la prima collaborazione con la band e pertanto non sono stati preparati altri bis oltre ad un noto pezzo del folklore sardo “Non posso riposarmi”. Con generosità comunque è stato riproposto lo struggente brano di Pergolesi. Grande successo e applausi convinti ad un esperimento che vede insieme grandi personalità e trasmette il piacere dell’improvvisazione. Un vivo apprezzamento alla Direzione artistica per la proposta che favorisce la partecipazione dei giovani e , tra una contaminazione ed una rilettura, lancia il sasso della cultura musicale.