Il resoconto dei debutti di due compagnie presenti al Wonderland Festival di Brescia, dedicato alle forme contemporanee di teatro e teatro-danza: Fortebraccio Teatro-Roberto Latini e Narramondo, andati in scena venerdì 4 dicembre.
La prima cosa che si nota partecipando ad una serata del Wonderland Festival di Brescia è il tutto esaurito che si registra per entrambi gli spettacoli in programma, a significare che, nonostante tutto, c’è ancora voglia di teatro e c’è ancora curiosità nei confronti del teatro di ricerca, qui rappresentato da spettacoli di indubbia qualità.
Il programma cui abbiamo assistito prevedeva l’interessante accostamento di due proposte che, pur accomunate dal fatto di avere un solo attore in scena, erano antitetiche tra loro, ovvero Noosfera Titanic, di Fortebraccio Teatro-Roberto Latini e Ingannati di Narramondo.
Nel primo spettacolo, metafora di una società ormai in pieno naufragio, la parola perde il suo significato di narrazione, riducendosi a suono che viene campionato e quindi amplificato, ripetuto ad eco, distorto per perdersi nell’infinito.
Nei vari quadri che compongono questa rappresentazione è l’immagine l’elemento forte, che nasce dal corpo e dall’azione.
L’uomo è rimasto solo, prova a rassicurarci che va tutto bene ma poi quando cerca veramente di esprimersi, amplificando la voce con un megafono, ne esce solo un sibilo strozzato che non diventa mai parola. L’alternativa allora è quella di agire, utilizzando la sedia su cui prima era seduto come vanga, per spalare un mucchio di sale che è l’unico elemento scenografico presente. L’immagine del sale scagliato a forza in alto che ricade a pioggia sull’intenso Roberto Latini è la più potente di tutto lo spettacolo, che comunque non lesina emozioni forti, sempre intrise di un cupo pessimismo.
Di matrice diametralmente opposta la seconda proposta della serata, in cui il bravissimo Nicola Pannelli, per un’ora e mezza immobile su una sedia, ha raccontato la storia di tre palestinesi che cercano di attraversare il confine con il Kuwait, tratta dal libro Uomini sotto il sole ,di Ghassan Kanafani.
Il testo, nonostante sia stato scritto nel 1961, descrive una realtà che è ancora attualissima, quella dei profughi in cerca di una vita migliore, con la differenza che in questo caso il viaggio non attraversa il Mediterraneo ma le infuocate terre della Giordania e dell’Irak.
La parola ha dato vita all’immagine, trasformando la narrazione in una lunga sequenza cinematografica, per effetto della quale l’accecante luce del deserto ha sostituito nelle menti degli spettatori la penombra del palcoscenico delimitato dalla sola quadratura nera.
La serata non è comunque terminata con gli applausi che hanno concluso il secondo spettacolo, ma è proseguita nel foyer con un buffet di piatti mediorientali e con la performance di un live painter giapponese, permettendo al pubblico di continuare a vivere lo spazio teatrale come luogo di aggregazione e di continuo scambio culturale anche al di fuori della rappresentazione scenica, assecondando la vocazione più vera e profonda del teatro.