Esposto nelle sale rinnovate di Palazzo Vio a Dorsoduro in Venezia, un notevolissimo nucleo di dipinti di scuola veneta, dal Trecento al Settecento, provenienti dalle raccolte private degli eredi di Vittorio Cini. Una mostra a cura di Luca Massimo Barbiero, con la collaborazione di Alessandro Martoni.
Cultura ampia, spirito aperto, accesso a mercanti qualificati ed appoggio di consiglieri esperti nonché, naturalmente, larghissime disponibilità economiche. Questi i tratti salienti d'ogni grande collezionista d'arte, tratti che furono anche di Vittorio Cini (1885-1977), imprenditore ferrarese tra i massimi collezionisti d'arte del Novecento, al quale siamo grati per molte iniziative tra cui il restauro e l'arricchimento del Castello di Monselice - oggi imponente sede museale - e la creazione della Fondazione Giorgio Cini, formidabile polo interculturale per ospitare il quale volle il ripristino e l'adattamento dell'imponente complesso conventuale dell'Isola di San Giorgio, appositamente acquistato.
Per sé e la sua famiglia, nel Secondo Dopoguerra, Vittorio Cini sistemò in Venezia un palazzo a San Vio a Dorsoduro, a due passi dalle Gallerie dell'Accademia; e volle arredarlo con parte delle sue collezioni personali comprendenti oggetti artistici e d'arredo d'ogni epoca, ma soprattutto una considerevole parte della propria raccolta di dipinti. Una pinacoteca ovviamente tutta di altissimo livello che, partendo da un nucleo già nutrito privilegiante gli artisti ferraresi, emiliani e toscani, volle si ampliasse man mano negli ultimi anni alla pittura veneta, raccogliendo a tale scopo insigni testimonianze del grandioso passato artistico della sua città d'elezione. La Galleria di Palazzo Cini venne aperta al pubblico nel 1984, grazie alla generosità delle figlie (Ylda e soprattutto Yana, già proprietaria dello stabile), che ne affidarono la gestione alla Fondazione; dopo recenti ed opportuni lavori di restauro, parte delle sue stanze – quelle del primo piano, per la precisione - sono state riaperte a maggio 2014 restituendo al pubblico il loro tesoro di quadri di Giotto, Guariento, Botticelli, Filippo Lippi, Pietro di Cosimo, Dosso Dossi. Dopo due anni, sistemato anche il secondo piano della nobile residenza, è ora la volta di una mostra eccezionale - e purtroppo solo temporanea - dedicata invece a quel notevolissimo nucleo di dipinti di scuola veneta, rimasti nella disponibilità degli eredi e quindi dedotti alla comune visione.
Visitare nei prossimi mesi le Gallerie di Palazzo Cini, che resteranno aperte sino al 15 novembre 2016, costituirà dunque un'occasione unica ed assolutamente imperdibile per ammirare una folta quadreria – sistemata ed illuminata in maniera esemplare - che comprende capolavori assoluti tra i quali spiccano la Madonna in trono di Stefano di Sant'Agnese, il San Francesco di Michele Giambono, la Madonna Speyer di Carlo Crivelli ed una tenera Madonna con il Bambino di Cima da Conegliano, l'affascinante Madonna e Santi di Bartolomeo Montagna, il celebre San Giorgio di Tiziano, due ritratti virili di Bernardo Licinio ed uno di Lorenzo Lotto, l'Educazione della Vergine e la Madonna con S. Antonio da Padova di G.B. Tiepolo, due grandi Vedute ideate del Canaletto, quattro deliziosi Capricci di Francesco Guardi, tre dei quattro grandi teleri allegorici (Nettuno, Vulcano e Cibele) di Antonio Guardi, già in Palazzo Zulian a San Felice. Di quest'ultimo, sistemati al centro della grande sala dedicata al Settecento, troneggiano i trentasette disegni raccolti in tre album, noti come i Fasti Veneziani, rappresentanti momenti salienti della storia veneziana: citazioni di altrettanti quadri di autori attivi in Laguna, rievocati dal tratto guizzante e tipicamente rococò del maggiore dei fratelli Guardi.