Cambio di programma nella stagione teatrale di Roseto degli Abruzzi (TE) realizzata in collaborazione con l’ATAM. Invece di “Poliché, la bella statuina”, mercoledì 12 febbraio, al Cine-teatro Odeon alle ore 21:00, sarà in scena “Cara Anna Magnani”, intensissima pièce dedicata alla vita e al mito di Nannarella. Ma se cambia lo spettacolo non cambiano del tutto gli interpreti. Infatti in entrambi i casi l’adattamento, la regia e l’interpretazione sono di Caterina Costantini.
La Costantini, facilitata da una non comune predisposizione vocale, in "Cara Anna Magnani" sa riprendere la verve popolana, i tempi comici, le pose e le accorate intemperanze verbali di Nannarella con un’aria passionale e divertita al tempo stesso, instaurando da subito un feeling genuino col pubblico. In ciò è spalleggiata da attori come Giancarlo Di Giacinto e Alberto Mancini che in scena riescono a far dialogare bene con lei l’elemento maschile, imprescindibile sia sotto il profilo delle collaborazioni artistiche che sotto quello, ancor più delicato, dei rapporti amorosi. Lo spettacolo è suddiviso in due tempi, la cui evidente diversità di toni contribuisce nel modo più appropriato alla composizione finale del ritratto; un ritratto in cui le gioie della vita professionale e affettiva si accompagnano ad altrettante difficoltà, insicurezze, battaglie personali; un percorso costellato inoltre di incontri importanti come quelli con Goffredo Alessandrini, Massimo Serato, Totò, Rossellini, Visconti, Paolo Stoppa, tutte figure il cui ruolo di primo piano nella Storia del cinema e del teatro viene rievocato con un fare agile, ma anche molto sentito.
Nella primissima parte "Cara Anna Magnani" ha un tono più brillante, ritmato dai successi dell’avanspettacolo, dalle passerelle in teatro, dall’approdare sul grande schermo accanto ai grandi nomi dell’epoca e da certe risposte al vetriolo, date agli spesso instabili amori della sua vita.
Nella seconda parte aumentano i picchi drammatici, le scene maggiormente sofferte, tant’è che anche nell’arredo vintage presente in scena comincia a notarsi di più quel telefono scuro: un po’ come la proverbiale pistola, che secondo conclamate regole drammaturgiche dovrà prima o poi sparare, anche quell’oggetto così emblematico dovrà infine squillare, quantomeno per ricordare un altro momento topico nella carriera della Magnani, ovvero l’alternarsi di attese e struggenti telefonate in "Una voce umana", episodio de "L’amore" di Rossellini ispirato da Cocteau e da lei interpretato con autentico pathos.