Teatro

Cézanne. Les ateliers du Midi

Cézanne. Les ateliers du Midi

Si fa fatica a credere che questa sia la prima monografica a Milano di Cézanne, un pittore comunque raramente esposto in Italia, dove i precedenti significati sono solo tre: nel 1920 alla XII Biennale di Venezia (nel padiglione francese curato da Paul Signac), nel 2002 al Vittoriano di Roma (curata da Maria Teresa Benedetti) e nel 2007 a Palazzo Strozzi di Firenze, dove sono state ricostituite le due collezioni private che avevano costituito l'ossatura della mostra veneziana. Nella presente occasione, la biografia del pittore si intreccia col suo percorso artistico: arte e vita sono una tematica ricorrente nelle esposizioni di Palazzo Reale. Da aggiungere che a Milano c'è una delle due sole opere di Cézanne presenti nelle collezioni pubbliche italiane.
Matisse ne parla come “il maestro di noi tutti”, Picasso lo definisce “il padre di tutti noi”: Cézanne ha avuto un ruolo fondamentale nell'arte moderna e nel passaggio tra tradizione e modernità. L'esposizione si basa sul rapporto di Cézanne con la Provenza e segue idealmente la mostra ad Aix-en-Provence del 2006 (poi trasferita a Washington in occasione del centenario della morte), una terra dove l'artista è nato e morto e dove si è sempre rifugiato ed ha dipinto tutte le opere dell'esibizione lombarda, pensata per comprendere il genius loci, il contesto umano, geografico e ambientale in cui si sviluppa la creatività del Maestro.

Le prime opere risalgono al 1860, quattro pannelli verticali con le stagioni dipinte in casa per dimostrare al padre la sua inclinazione artistica e dunque la non volontà di proseguire negli studi per l'avvocatura a cui era stato avviato. Poi copie di opere del passato, lavori con colori scuri ed eccesso di materia, che si alleggerisce subito dopo, quando inizia ad uscire all'aperto anche a seguito di Pissarro. Mentre Pissarro resta legato all'impressione del momento, Cézanne cerca di cogliere l'essenza della natura, superando l'Impressionismo e contribuendo alla svolta fondamentale dell'arte tra Otto e Novecento, creando i presupposti per uno stile solido, compatto, strutturato, dai volumi ben definiti che si stemperano nel cubismo. Nelle ultime opere la materia si fa rarefatta, i colori trasparenti, l'acquerello prevale sull'olio e i soggetti si avvicinano all'astrattismo.

L'allestimento è originale e raffinato, moderno nella giusta misura per far risaltare le opere e comprendere il discorso espositivo. Essenziale l'aggancio con l'atelier, i vari luoghi che Cézanne ha usato nella sua carriera e che sono stati fondamentali per la sua poetica, luoghi privatissimi dove i visitatori entrano quasi in punta dei piedi: “Qui c'è il mio atelier, al di fuori di me non c'entra mai nessuno” (Cézanne). Nella prima sala due immagini in movimento dietro vetrate, assai suggestive: la vista dall'atelier di Cézanne e la stanza della pittura dello stesso atelier. Il percorso inizia con il ritratto dell'artista proveniente dalla Gare d'Orsay e prosegue con le prime prove d'artista, inframezzate dalle quattro stagioni. Quindi le prime nature morte, materiche, scure; seguono i soggetti narrativi, meno interessanti ma utili per comprendere il percorso. Le  sale centrali ospitano le opere conosciute, i paesaggi frutto di passeggiate nella natura poi meditate in studio. Per chiudere con le ultime opere, “verso un nuovo secolo”.

Il catalogo Skira si apre con le due foto di cui ho detto. Rudy Chiappini, curatore della mostra e del catalogo, descrive “Quel silenzio, in attesa del tempo della rivelazione”, rendendo l'atmosfera dell'atelier ed il suo riflesso nella produzione del pittore. Valerio Adami si occupa brevemente delle nature morte, più avanti diffusamente trattate da Michel Fraisset. Denis Coutagne, direttore del museo di Aix-en-Provence, analizza i paesaggi; Pavel Machotka i ritratti. Quindi le opere, raffigurate in ordine cronologico e non secondo il percorso espositivo, una teoria di foto con in calce le schede relative. Negli apparati la cronologia e le principali esposizioni. Skira pubblica anche un volume di Vittorio Gregotti che analizza l'opera di Cézanne dal punto di vista della costruzione architettonica e un volume con un saggio di Emile Bernard, allievo del pittore, testimone del suo metodo di lavoro e delle sue vicende personali. Una novità le audioguide noleggiabili per visitare la mostra.

Milano, Palazzo Reale, fino al 26 febbraio 2012, aperta lunedì dalle 14,30 alle 19,30, da martedì a domenica dalle 9,30 alle 19,30 ma giovedì e sabato chiusura posticipata alle 22,30, ingresso euro 9,00, catalogo Skira, infoline 02.92800375, sito internet www.mostracezanne.it