A Verona, al Teatro Ristori, Elisabetta Pozzi e Fabio Mangolini intessono un parallelo tra Eschilo e Shakespeare
Verona si conferma città shakespeariana. Il Bardo di Stratford on Avon viene accostato all’antichità classica durante il Simposio internazionale dal tema “La paura del tiranno”, fissato il 10 e 11 novembre nella Sala dei Cavalieri a Palazzo Ridolfi, con interventi di quattordici relatori provenienti da Università italiane, europee e statunitensi.
Il Simposio culmina in due spettacoli teatrali al Teatro Ristori. Si inizia il 9 novembre alle ore 21 (replica l’11 novembre alle ore 11) con Clitennestra, tratta da due delle tragedie che formano la trilogia Orestea, di Eschilo: Agamennone e Coefore. Il lavoro viene presentato nella traduzione e adattamento di Monica Centanni e Guido Avezzù. “Macbeth” di William Shakespeare, nella traduzione e adattamento di Silvia Bigliazzi, va in scena il 10 novembre (replica il 12 ore 11). Entrambe le proposte vedono interpreti Elisabetta Pozzi e Fabio Mangolini diretti dal regista Francesco Brandi. È previsto un incontro della Compagnia con il pubblico al termine dell’ultima replica mattutina.
L’iniziativa intende interrogarsi sulla legittimità e instabilità del potere, focalizzandosi sulla paura che il tiranno incute, che sperimenta in prima persona e che talvolta coincide con il desiderio. Per descrivere la tirannide viene usato il metodo della comparazione e si intesse un parallelo tra varie epoche, dall’antichità al rinascimento ai giorni nostri, fino ad allargare l’ottica a una riflessione sulle relazioni umane, all’indagine inerente il peso delle responsabilità individuali in relazione a un contesto, politico o soprannaturale, dal quale i soggetti cercano di sganciarsi.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero, fanno parte del progetto Thespis e sono organizzati dal gruppo di ricerca Skenè dell'Università di Verona in collaborazione con Provveditorato agli Studi e Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio.