Teatro

Ciro Longobardi reinterpreta i maestri francesi del Novecento al Teatro di corte

Ciro Longobardi reinterpreta i maestri francesi del Novecento al Teatro di corte

In programma per l'Associazione Scarlatti, un concerto al Palazzo Reale di Napoli fra Debussy, Messiaen, Satie e Ravel.

Fra i musicisti maggiormente attivi e talentuosi del panorama italiano è sicuramente da annoverare il bravo Ciro Longobardi. Pianista, divulgatore e studioso di musica contemporanea, ha dedicato parte della sua attività professionale alla diffusione della Nuova Musica, intessendo una fitta rete di collaborazioni musicali e promuovendo iniziative concertistiche volte ad un maggior coinvolgimento del grande pubblico nelle vicende spesso troppo complesse dell’arte compositiva dei nostri giorni.

Nel concerto realizzato per l’Associazione Scarlatti al Palazzo Reale di Napoli il “file rouge” che univa gli autori proposti era certamente da ritrovarsi nella crisi del linguaggio tonale che investì i compositori della generazione di Debussy e oltre, cui ognuno tentò a suo modo di dare una personale ed efficace risposta, elaborando personali linguaggi alternativi. Fra i tanti brani in programma sicuramente è risultata di notevole efficacia l’interpretazione dei “Vingt Regards sur l’Enfant Jesus “ di grande impatto emotivo, il cui pianismo ricco ma equilibrato frutto di un motorismo ritmico calcolato ben si attaglia alle doti di Longobardi.

L'aver riproposto Messiaen in concerto meriterebbe poi un’attenzione particolare: la scarsa eco che l’opera del grande compositore francese ha avuto ed ha in italia ma non solo, è certamente deprecabile. Fra i grandi del Novecento, Messiaen fu forse l’unico compositore a tentare una via atonale che unisse in egual modo la ricerca timbrica ed espressiva ad un personale percorso spirituale, ad un’idea dell’estetica degna d’altri tempi, ma soprattutto è da ravvisare in lui come in pochi altri  la volontà sincera di fare dell’atto creativo un gesto significante e mai vano, sempre volto ad un confronto e ad un concetto “puro” dell’arte musicale. Dai “Vingts Regards” Ciro Longobardi ha eseguito la Premiere communion de la Vierge, un brano che rivela in tutta la sua complessità il linguaggio di Messiaen e la sua inesauribile capacità visionaria. Gli accordi si susseguono con grande fluidità d’associazioni armoniche, la potenza lirica delle masse sonore si sposa in più parti con fraseggi ritmici molto ben espressi nell’interpretazione di Longobardi. Il tempo, in tale prassi compositiva, sembra così sospeso nella ricerca d’un timbro assoluto, unendo le categorie strutturali del far musica indissolubilmente come in una visione onirica di purissima luce.

L’esecuzione della raccolta “Sports e divertissement” di Satie ha rappresentato un gradevole intermezzo  per quanto il pianismo del compositore francese, apparentemente semplice e diretto, forse necessitava d’un altro approccio interpretativo. La raccolta del primo libro dei preludi di Debussy ha aperto la serata, il piacere di sentire dal vivo musica catalogata come “contemporanea” ed oramai tanto lontana da noi nel tempo, figlia di un’idea di raffinatezza ed eleganza forse ineguagliabile, è difficile a descriversi. L’idea di aprire il concerto con pezzi così noti e di piacevole ascolto è certo felice, anche se in verità ci si aspettava un’esecuzione all’altezza di altre pagine interpretate dal pianista, come pure è criticabile la decisione di eseguire i preludi tutti ”d’un fiato”, senza i dovuti respiri che quel tipo di musica richiede ed in modo preponderante.

L’interpretazione dell’affascinante Gaspard de la nuit di M. Ravel è stata invece ineccepibile e a tratti molto personale e di sicuro effetto. Qui il piano si tinge di colori cangianti, i fraseggi sisusseguono con scioltezza e grande sicurezza tecnica e la passionalità a volte contenuta nel suo modo di intendere il suono pianistico emerge con notevole irruenza. Certamente il concerto può dirsi un successo sia per gli applausi travolgenti che hanno obbligato Ciro Longobardi ad un bis, sia per l’arditezza d’una proposta al pubblico napoletano certo di non facile fruizione e per la quale la direzione artistica della Scarlatti merita un plauso e si conferma nella sua volontà di offrire un’immagine del capoluogo partenopeo di ampio respiro culturale e rilievo internazionale .