Teatro

'Commovente, sembra Berlino' - continua la primavera dei teatri in Italia

'Commovente, sembra Berlino' - continua la primavera dei teatri in Italia

Cosa resterà di questa primavera dei teatri che attraversa il panorama italiano almeno dall’anno scorso, anno dell’occupazione, tuttora in corso, del teatro Valle di Roma?
 

A quasi un anno di distanza da quella prima occupazione, sono almeno quattro (cinque fino a due giorni fa, considerando anche Macao a Milano) i teatri italiani occupati di recente: oltre al Valle, il Garibaldi di Palermo, l’ex Cinema Palazzo nel quartiere San Lorenzo e il teatro Coppola  di Catania, affiancati da altre realtà di più vecchia data e da fenomeni  collaterali, come ad esempio quello dei tre giorni di autogestione del teatro San Martino a Bologna.
 

Ma soprattutto legati fra loro da una comunicazione e un sostegno costante: il che conferma che non si tratta di iniziative isolate o slanci di entusiasmo giovanile, ma di una protesta unica fondata su motivazioni reali, discusse e condivise. Oltre che preceduta da tentativi di dialogo con le istituzioni.
 

Cosa resterà, ma soprattutto quali disagi segnalano e cosa propongono queste realtà autogestite, che sono lo sfogo evidente dell’ormai fallimento - non solo economico - dell’applicazione del progetto culturale nato nel dopoguerra con il sistema dei  teatri stabili, sfogo anche dell’impossibilità di continuare ad alimentare una organismo che coinvolge artisti, tecnici organizzatori e pubblico?


Dal 13 aprile anche il teatro Garibaldi di Palermo è occupato. Anzi, è “aperto”. L’occupazione e la conseguente apertura non sono l’esito di una iniziativa estemporanea, ma il frutto di un lavoro semestrale di discussione e pianificazione, reso possibile da un nucleo di artisti e interessati, che per mesi si sono incontrati per chiarire, discutere e fondare i principi e definire la realizzazione della protesta. Circa cinquanta persone inizialmente.
 

Le tappe della vicenda sono note: primo confronto con le forze dell’ordine in assetto antisommossa, discussione con il commissario Latella, rifiuto di abbandonare il teatro trascorsi i tre giorni concessi dal commissario, successivo tentativo di sgombero e “Siamo ancora qua”, dicono gli occupanti.
 

Al momento, il Garibaldi ospita iniziative di formazione, prove aperte (difficili da trovare negli stabili), tavoli di discussione sulle arti, serate che vedono la prestazione gratuita degli artisti, oltre alla presenza in programma di nomi stimati e conosciuti come Antonio Latella ed Emanuele Crialese.
 

Diverso è invece il caso altrettanto recente del teatro San Martino.
Questo bellissimo edificio al centro di Bologna è di proprietà della Curia, ed ha un affitto di circa trentamila euro all’anno. Dopo la decisione, da parte della compagnia Fortebraccio, di rinunciare alla gestione per l’impossibilità effettiva di continuare a garantire una programmazione, un gruppo di nove ex allievi della scuola del teatro ha chiesto il sostegno degli artisti e della cittadinanza per realizzare tre giorni di autogestione, prendendo in affitto il teatro e rendendolo disponibile a chiunque, gratuitamente volesse esibirsi. La risposta veloce di alcune realtà come il Tpo, e degli artisti stessi ha reso possibile aprire il teatro per tre giorni, con spettacoli gratuiti o a costo ridottissimo.
 

Durante questi tre giorni non c’è stata nessuna risposta da parte delle istituzioni e in questo momento, le porte del teatro rimangono chiuse.
 

Al di là dei luoghi singoli, al di là dei teatri che in questi giorni ospitano le sedi della protesta, quello che emerge è la necessità di elaborare una proposta concreta rispetto alla questione economica del sostentamento dei teatri in Italia: visto che l’idea, per l’epoca a sua volta rivoluzionaria, del teatro come servizio pubblico, non trova più nel sistema degli stabili un’applicazione che possa rispondere alle necessità né della produzione, né della fruizione - dato che spesso il costo dei biglietti non è accessibile per tutti.
 

Chi deve sostenere la cultura? Come?
A partire da queste domande, i lavoratori della spettacolo che aderiscono alla protesta e gli occupanti stessi non chiedono che venga loro concesso quel preciso teatro come edificio fisico, ma che si dia risposta a una questione più ampia, più alta e che coinvolge tutti.
 

Qui di seguito i link ai documenti principali della protesta.
 

https://www.teatrovalleoccupato.it/ (sito del Teatro Valle)
 

https://teatrogaribaldiaperto.wordpress.com/manifesto/ (manifesto del Teatro Garibaldi Aperto)