L'impoverimento delle risorse investite nella cultura è un problema tutto italiano, che in questi anni si sta acuendo in maniera allarmante; basta pensare che, in rapporto al Pil, l'Italia spende per la cultura meno di un decimo di quanto investe ad esempio la Francia. Tra i maggiori paesi d'Europa l'Italia è - manco a dirlo - quello più reticente alla spesa culturale, e le conseguenze sono drammatiche: teatri che chiudono, librerie che chiudono, stagioni musicali che chiudono. Altri paesi si guardano bene dal provocare una simile agonia della conoscenza e delle idee.
A Napoli - città vocata ad amplificare le situazioni nel bene e nel male - la tendenza globale ha già provocato alcuni vacillamenti vistosi: dapprima la sorte incerta del teatro Trianon, quindi lo stato di pessima salute dei musei di Città della Scienza e del Madre; e un generale prosciugamento delle risorse alla cultura cittadina, anche a quel teatro che pure è da tutti riconosciuto come uno dei principali attori della produzione nazionale; basterebbe pensare a tutti gli spettacoli, le officine, gli attori, i registi, gli autori che la città genera instancabile - e quasi sempre trapianta altrove - per avvertire il dovere morale di nutrire questa felicissima risorsa.
Perciò è nato in città il comitato civico Quelli di San Crispino, gruppo di resistenza culturale che promuove la ribellione contro l'umiliazione perpetua della cultura, e in particolare del teatro.
Per mercoledì 29 settembre alle ore 11.30 il gruppo ha organizzato il Corteo funebre in morte del teatro e della cultura che partirà da piazza del Gesù Nuovo. Beninteso, tutti i cittadini sono invitati a partecipare, con la faccia imbiancata di farina e le vesti a lutto.
Il nome del gruppo è ispirato a un passo dell'Enrico V di Shakespeare che qui riportiamo:
Questo giorno è celebrato come quello della festa di San Crispino! Chi sopravvive a questo giorno si leverà in punta di piedi tutte le volte che questo giorno verrà ricordato e si sentirà più grande all'udire il nome di San Crispino. Anche da vecchio, inviterà ogni anno i vicini alla vigilia e dirà: "Domani e'è il giorno di San Crispino!" I vecchi dimenticano. Eppure, anche quando avrà dimenticato ogni cosa, si ricorderà delle gesta di questo giorno. Forse le abbellirà anche, un poco. Allora i nostri nomi, ormai familiari sulle sue labbra, verranno ricordati in mezzo ai bicchieri traboccanti. E il padre racconterà questa storia al figlio, e il giorno di San Crispino non passerà mai, fino alla fine del mondo, senza che noi non verremo ricordati. Noi pochi. Pochi e felici, schiera di fratelli. Perché chi oggi versa il sangue con me sarà mio fratello. E per quanto povero e umile, diventerà nobile, in virtù di questo giorno.