Il Teatro Elicantropo ospiterà, Viola di mare, con e per la regia di Isabella Carloni. Negli spazi del Teatro Bellini, Una pura formalità, di e con Glauco Mauri e Roberto Sturno. Al Circolo Arcas sarà di scena Roberto Azzurro con Unalampa. Infine, solo per domenica, al Teatro Area Nord c'è Mangiare e bere. Letame e morte, di Davide Iodice e Alessandra Fabbri.
Il Teatro Elicantropo ospiterà da questa settimana lo spettacolo, con e per la regia di Isabella Carloni, Viola di mare. Tratto dal romanzo Minchia di re di Giacomo Pilati, Viola di mare nasce da una storia vera, da un amore impossibile. In un’isola siciliana, in piena vicenda garibaldina, Pina si innamora di un’altra donna e per poter vivere questo amore proibito, sfuggendo alla furia di suo padre e alla grettezza del paese, accetta di vivere travestita da uomo per il resto della sua vita. Con la nuova identità Pina eredita anche il potere che prima era di suo padre. Adesso è lei, Pino, a comandare gli operai delle cave di tufo, e la bugia del suo corpo di maschio diviene l’unica verità, sigillata dall’omertà di tutti: sarà l’apparenza, d’ora in poi, a dettare le regole del gioco.
Giunge negli spazi del Teatro Bellini, Una pura formalità, di Glauco Mauri dal film di Giuseppe Tornatore, con lo stesso Mauri e Roberto Sturno. Una lunga e misteriosa notte in cui un uomo aiuta un altro uomo a cercar di capire quel viaggio chiamato vita. Tutto si svolge in una squallida stanza di un Commissariato di Polizia dove aleggia un qualcosa di inquietante: tutto è sbilenco, una prospettiva irregolare, libri e faldoni ingrigiti dagli anni, sui muri misteriosi graffiti e un orologio senza lancette, come se il tempo si fosse fermato. Considerato tra i film più belli di Tornatore, fu accolto con perplessità dal pubblico e dalla critica. Ne erano protagonisti Gérard Depardieu e Roman Polanski con un giovanissimo Sergio Rubini.
Presso il Circolo Arcas, Roberto Azzurro metterà in scena Unalampa. Un monologo d’irriverente invettiva contro Napoli e i napoletani che affronta le innumerevoli problematiche, umane e civili, del capoluogo partenopeo. Attraverso un accattivante e inarrestabile vortice linguistico dai toni accesi e marcatamente ironici, l’invettiva si veste di amaro sarcasmo fortemente spinto allo svelamento di una realtà che, ogni giorno, si ripete e rigenera, purtroppo, sotto gli occhi assuefatti dei cittadini.
Al Teatro Area Nord - TAN, solo per la serata di domenica, sarà possibile rivedere lo spettacolo di Davide Iodice e Alessandra Fabbri, andato in scena lo scorso aprile al Piccolo Bellini, Mangiare e bere. Letame e morte. Un lavoro sui bisogni essenziali, sull’istinto, sulla nostra animalità – così come nelle parole dell’autore. Un lavoro sull’ essere, nella sua singolarità, un poemetto fisico, in cui l’animale rivela l’umano e le sue mancanze. Alessandra vive in campagna: nella sua casa prima di lei ci abitava un cavallo e ora le anatre e i polli vi hanno libero accesso, alcuni pappagallini vivono nel bagno. Qui lei immagina la sua morte distesa nel fogliame come pasto per le volpi.
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