Teatro

Cristicchi e Paolini senza vincitori né vinti su un palco naturale a 900 metri d’altezza

Marco Paolini e Simone Cristicchi
Marco Paolini e Simone Cristicchi © Teatro.it

Una riflessione artistica sull’atrocità della guerra nel centenario della Prima guerra mondiale

Mai teatro fu più indicato di quello che si riempirà delle voci partecipi e custodi di ricordi, di Simone Cristicchi e Marco Paolini, il 28 e il 29 luglio a Cavaso del Tomba. Questo, difatti, è un piccolo Comune in seno al Massiccio del Grappa, luogo di storica memoria per i suoi abitanti, che vivono oggi nei territori che cent’anni fa, soprattutto sul finire della Prima Guerra Mondiale, si tinsero del sangue di tantissime giovani vite: italiane, austriache, tedesche; ormai non fa più differenza.

Il centenario della fine della Grande Guerra rappresenta uno spunto per maturare una critica fertile sui bilanci delle guerre in generale. Senza vincitori né vinti rappresenta forse il punto culminante della IX edizione del Festival Vacanze dell’anima, significativamente intitolata “Giocare con i confini”.



Monte Tomba


Già la strada che conduce al meraviglioso palcoscenico naturale, a quota 900 metri d’altitudine, s’incarica di preparare l’animo degli spettatori ad accogliere storie di tempi lontani. La salita su per il monte Grappa riavvicina, invero, memorie e vissuti distanti, per il tramite di un’emotività sollecitata dal contatto diretto e immersivo, con luoghi che possono trasmetterci qualcosa di diverso, rispetto alle vie cittadine.

Diversificate saranno le abilità attoriali sulla scena. Laddove Cristicchi provvederà ad arricchirci con la sua esperienza artistica, che dei conflitti mondiali si è intrisa attingendo profondità spesso scomode o misconosciute (Magazzino 18, Le Marocchinate, ecc.), Paolini ci renderà partecipi, oltre che della sua competenza istrionica, altresì del suo legame, anche affettivo, con quei luoghi; attaccamento che condivide, non a caso, con un altro protagonista della pièce, Mario Rigoni Stern.


Francesco Niccolini e Marco Paolini

Un omaggio all’antica saggezza di Mario Rigoni Stern

Il testo teatrale, vanta, in effetti, anche la firma del celebre scrittore di Asiago, nella misura in cui il drammaturgo Francesco Niccolini ha attinto molto dal suo racconto Storia di Tönle. Ivi vengono presentate le vicissitudini di un uomo che, allo scoppio del primo conflitto mondiale, si ritrova ad essere un anziano pastore, desideroso di rimanersene il più possibile in disparte, sull’Altopiano, a badare al suo gregge in compagnia del vecchio cane. Niccolini rivisita il testo, aggiungendovi pure il punto di vista di un giovane militare. Ciò che ne risulta è uno sguardo più ampio attraverso cui osservare gli eventi e gli avvenimenti di quegli anni. Tale estensione di prospettiva fu, a suo tempo, approvata dallo stesso Stern, che Niccolini ebbe modo di incontrare nel 2007; il testo debuttò l’anno successivo, con un cast differente.



Mario Rigoni Stern


Quest’anno toccherà, dunque, all’inedita coppia Cristicchi-Paolini dare espressione anche alla saggezza di un autore d’altri tempi, cantore della pace e soave narratore, pure quando la sua penna si posa su accadimenti violenti e nefasti, come d’una guerra. Un tratto peculiare dello scrittore pare proprio essere una straordinaria levità di toni, pur quando non rinuncia ad addentrarsi in tematiche generalmente grevi.

Che lo spettacolo di quest’anno rechi con sé un po’ di questa profonda lenità nell’approcciarsi alla guerra – anche nella ferma condanna di essa – resta l’auspicio che possiamo farci. Che, insomma, nonostante tutto, si possa ancora – per dirla con Stern – percepire “una leggera pioggia primaverile che lava via la guerra e un odore nuovo, di bosco in amore”.


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