Anche quest’anno il Napoli Teatro Festival riserva alla danza un ruolo significativo con un omaggio interamente dedicato alla tradizione coreutica israeliana; in scena si esibiranno infatti due delle più importanti compagnie israeliane del momento, la “Kibbutz Contemporary Dance Company” e la “Vertigo Dance Company”, seguite dal lavoro della giovane coreografa Dafi Altabeb “Sensitivity to Heart”. Al suo primo debutto europeo è la composizione coreografica “Null”, di Noa Wertheim in collaborazione col musicista Ran Begano, il light designer Danny Fishof e il costumista e scenografo Rakefet Levi; la performance vedrà i danzatori giocare in scena con l’acqua, attraverso eleganti movimenti lenti e cadenzati, in un misterioso rituale contemporaneo. Nasce invece da un progetto sul dialogo tra uomo e ambiente adattandosi perfettamente al sito che la ospita, la coreografia “Birth of the Phoenix”, in scena al Parco Archeologico “Pausilypon”, teatro di epoca romana adagiato su un promontorio a picco sul mare. Della “Kibbutz Contemporary Dance Company” sono “Bein Kodesh Le’ Hol (Sacred and Profane)” e “If at all”, produzioni entrambe firmate da Rami Be’er in scena al teatro Politeama dal 19 23 giugno; una pioggia di sabbia incessante sembra accompagnare il danzatore solitario in scena, evocando la commistione di stili mediorientali che caratterizzano la multiforme struttura della danza israeliana, mentre movenze marziali e rituali sembrano evocare lo spirito di gruppo, religioso e collettivo di questo popolo. A chiudere questo percorso nella cultura dei popoli mediorientali sarà la performance “Sensitivity to Heart”, che omaggerà il melodramma italiano facendo danzare sette ballerini sulla soave voce di Maria Callas. Lo spirito di coesione, l’intersezione tra l'immaginario primordiale e la
necessità di sostenere lo spirito di gruppo e la vita collettiva, rendono le danze israeliane una creazione contemporanea, un vero e proprio genere coreografico e strumento per consolidare il legame con Israele. La forte connotazione religiosa che a chi non conosce l’ebraico facilmente sfugge, si può facilmente percepire nei toni riflessivi e gioiosi delle musiche e dei movimenti; difficilmente si ha a che fare con danze di coppia, poichè attraverso le strutture del cerchio o della fila c’è l’esaltazione del gruppo, il desiderio di essere una cosa unica, il forte senso di appartenenza ad un destino e ad una tradizione comune.
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