A Milano un omaggio ai carabinieri nella commedia di Antonio Grosso per non dimenticare la strage di Capaci
Sarà in scena fino a domenica al San Babila di Milano Minchia signor tenente, commedia contemporanea scritta da Antonio Grosso e ispirata da una commistione di un aneddoto familiare della sua infanzia con la storia recente del nostro Paese.
Sfondo della storia le stragi di stampo mafioso di Capaci e Via D’Amelio e come protagonisti gli eroi silenziosi delle forze dell’ordine, in particolare i carabinieri.
Una scia di sangue e dinamite
Mondello, 12 marzo 1992. Roma, 14 aprile 1994. Nel mezzo ben undici attentati, passando per Firenze e Milano, e un bilancio gravissimo: ventuno morti, centodiciassette feriti. Su tutte la strage di Capaci, dove morì il giudice Giovanni Falcone con la sua scorta, e l’attentato di Via D’Amelio a Palermo, nel quale fu ammazzato il giudice Paolo Borsellino con i suoi uomini. Un’Italia sconvolta, uno Stato debole e la mafia determinata a mettere in ginocchio le istituzioni con una trattativa senza precedenti.
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Una canzone per cambiare l’Italia
Dopo Notti magiche di Italia ’90, un’altra canzone poteva trasformare il Paese. Era questa la speranza di un ex maresciallo dei carabinieri che, nel 1994 durante la finale del quarantaquattresimo Festival di Sanremo, ascoltava Giorgio Faletti cantare Signor Tenente: “Se quest’anno vince Faletti, l’Italia cambia” disse a suo figlio allora dodicenne.
La canzone, una vera denuncia delle condizioni lavorative delle forze armate, si classificò seconda vincendo, però, il Premio della Critica. Ma quel ragazzino, Antonio Grosso, crescendo non dimenticò e proprio su quel momento anni dopo vi scrisse una commedia: Minchia signor tenente, raccogliendo successi per ben dieci anni nei teatri di tutta Italia.
Un terrore d’altri tempi
Attacco la Torre di Pisa, Fiat Uno rubate e un’auto bomba contro Maurizio Costanzo. Esplosioni fallite per gelatina avariata e il piano di spargere siringhe infette sulle spiagge di Rimini. Infine, una partita di calcio ad alto rischio: quel Lazio-Udinese del 31 ottobre 1993 nella quale, per una fortuita circostanza, vi fu soltanto il sinistro di Beppe Signori a essere esplosivo. Fatti assurdi, che riletti oggi possono far sorridere, specie dopo le numerose tragedie avvenute tra le Twin Towers del 2001 e i recenti attentati a opera di Daesh.
Ricollocando, però, quei fatti insensati negli anni Novanta accanto alle stragi di Capaci e Via D’Amelio, riaffiora la pelle d’oca per il terrore che la mafia seminava in tutto il Paese. Minchia signor tenente ci riporta a quel tempo, ma con la spensierata comicità con cui Grosso affronta efficacemente una delle pagine più buie della nostra storia.
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