Doppio appuntamento abruzzese per la pièce di Federico Garcia Lorca “La casa di Bernarda Alba” allestita da l’Effimero meraviglioso, una compagnia sarda (di quella Sardegna sempre più vivace artisticamente ed inserita in un discorso di primavere culturali delle nostre isole) ma con basi aquilane, in quanto la regista Maria Assunta Calvisi, sebbene viva da anni in Sardegna (è direttore artistico del Teatro Civico di Sinnai, CA), è di Fossa, AQ. E pure l’attrice Miana Merisi, che interpreta Bernarda, è strettamente legata al territorio aquilano da questioni familiari e artistiche.
Le due date sono il 12 febbraio, ore 21:00, al Gran Teatro Zeta, loc. Monticchio (AQ), per la rassegna ”Lavori in scena. Azioni e visioni contemporanee”, e sabato 15, ore 21:00, in cartellone al Teatro Comunale di Pratola Peligna (AQ).
In scena, accanto alla Merisi, ci sono Cristina Maccioni, Rita Atzeri, Luana Brocato, Anna Brotzu, Francesca Cara, Renata Manca, Carla Orrù, Marta Proietti Orzella. E, in video, Rossella Faa e Elena Ledda.
Il testo, un capolavoro della drammaturgia contemporanea, è forte, potente, duro. Dalla crudele bellezza. Dipinge senza indulgenze il disperato bisogno di libertà di chi vive una esasperata costrizione che alimenta sentimenti morbosi e segreti.
Quasi un ritratto di famiglia in un interno tra gioie e amarezze di un piccolo universo al femminile, l’opera del poeta e drammaturgo spagnolo mette a nudo l’animo delle protagoniste, prigioniere di una visione moralistica e soffocante che stigmatizza ogni anelito di libertà e condanna ferocemente le trasgressioni. Fotografia della Spagna degli anni Trenta “La casa di Bernarda Alba” diventa anche metafora di un regime autoritario e repressivo, quasi un presagio della dittatura: scritta da Lorca nel 1936, pochi mesi prima del suo assassinio per mano dei falangisti seguaci di Francisco Franco, e rappresentata per la prima volta solo nel 1945 a Buenos Aires, la pièce compone, con “Nozze di sangue” e “Yerma” un trittico sulla condizione della donna nella società iberica, e in particolare nella civiltà rurale.
Lo sguardo e il giudizio dei vicini diventano metro e misura di un comportamento irreprensibile, l’unico possibile, rispondente a regole ferree e quindi inumane: in una sorta di matriarcato con salde radici mediterranee alle donne è affidato il governo della casa, ma nessuno spazio è concesso alle ragioni del cuore. I matrimoni si basano sull’interesse e la tutela del patrimonio, e le differenze di classe e di censo possono diventare barriere insormontabili, tra pregiudizi e timori di una discesa nella scala sociale.
Nell’allestimento della Calvisi, impreziosito dagli inserti video di Giovanni Coda, teatro e cinema vivono in un connubio stretto e necessario dove l'assenza entra prepotentemente nella dimensione della presenza e il non visto e il non detto pesano come macigni. Una temperie di emozioni che è di nessun luogo ma di tutti i luoghi, di nessun tempo ma di tutti i tempi. La vicenda è trasportata in una Sardegna arcaica e senza tempo, con forti analogie con la Spagna di Lorca: il canto funebre diventa così un toccante “attitidu” interpretato (sullo schermo) da Elena Ledda e Rossella Faa; si riconoscono le architetture e gli spazi di una casa campidanese, celata al mondo dall’alto muro esterno; costumi e scene di Marco Nateri rievocano atmosfere e gusto di un’epoca, tra il nero del lutto e un candore quasi virginale.
Imperiosa e severa, Bernarda Alba “governa” sulle sue figlie, cinque sorelle (o sorellastre) ormai in età da marito, e tiene presso di sé l’anziana madre (dalla mente ormai smarrita), e poi la servitù, tra cui spicca la Ponzia, in realtà una “protetta” che è in qualche modo una confidente, il suo vero legame con il mondo esterno. L’ardore della giovinezza e l’ansia di libertà, perfino l’allegria e la gioia di vivere delle figlie sono destinati a spegnersi dentro le mura di una casa-prigione e il nero del lutto; ma sullo schermo, come in uno specchio dell’inconscio, si riflettono i segreti pensieri, i desideri, i sogni (e gli incubi) di quelle donne condannate a una sorta di laica clausura. La storia farà il suo corso, tra l’esplodere di tensioni sotterranee, odi e invidie, antichi e nuovi rancori, finché la verità verrà a luce nell’amaro e struggente finale.
La pièce ha debuttato nel 2010 ed è inserita nel progetto “Bernarda talks to the world” (di cui l’Effimero meraviglioso è capofila), che ha avuto il riconoscimento della Comunità Europea, è partners Tomcsa Sandor Theatre (Romania), Academy of Humanities and Economies (Polonia) e Boga Net (Spagna) e rientra in una proposta di innovazione di linguaggi espressivi in quanto le sue immagini video diventano un contributo al teatro, una parte integrante del racconto teatrale e a volte racconto di per se stesse, oltre il testo teatrale.
Riguardo la data del 12 febbraio, il TSA informa di aver predisposto un “TSA CAR SHARING” per gli spettatori che necessitano di un “passaggio” (tel. 0862 62946)