Daniele Pecci interpreta Amleto di Shakespeare insieme a una compagnia di giovani attori, un allestimento moderno, essenziale ed emozionante ospitato a San Severino in esclusiva regionale.
Domenica 8 novembre alle 17 Daniele Pecci inaugura la stagione 2015-16 del Teatro Feronia di San Severino con Amleto di Shakespeare, adattato e diretto da Filippo Gili. L'attore romano, che due anni fa aveva inaugurato un'altra stagione del Feronia con Kramer contro Kramer, sognava da sempre di misurarsi con il personaggio più famoso di tutti i tempi: “Amleto è l'uomo moderno per eccellenza: finché rimarremo tra essere e non essere, rinunciare e affrontare, vivere e morire, lo sentiremo sempre vicino. È il più grande personaggio mai creato per il teatro e quello che ho sognato tutta la vita di interpretare – dice Daniele Pecci. Dal 1601 l'hanno messo in scena tutti i primi attori dei massimi teatri del mondo. Se ci pensassi, resterei immobilizzato. La traduzione è agile e moderna, asciutta. Ma l'aspetto più interessante è l'allestimento, con il teatro aperto e una commistione completa tra palco e platea. Non c'è scenografia, non ci sono quinte, niente fondali, ci sono cordami a vista e gli ambienti si spostano. Reciteremo per più di metà del tempo in mezzo al pubblico: tutta la sala sarà il castello di Elsinore. Con il regista abbiamo approfondito i rapporti familiari di Amleto con la madre e lo zio, abbiamo voluto sottolineare la dimensione psichica alterata di Amleto, quanto sia schiacciato dai parenti.”
“È un progetto che nasce con Daniele Pecci – dice il regista Filippo Gili. Se si fa Amleto oggi è perché è infinita la malizia di Polonio, perché è infinito il torpore morale di Gertrude, perché è infinita la dannata verginità di Ofelia, perché è infinita l'intuizione politica di Claudio: un impero, da Don Chisciotte passando per il potere dell'atomo fino ai microchip odierni e per chissà quanto ancora, si può mettere a soqquadro solo con l'ausilio di una goccia di veleno. Con Amleto che si porta sulle spalle un peso che lo conduce ai giorni nostri: quello di un vivere nel mondo senza “esserci”. La nostra messinscena invade la sala perché intende tutto l’edificio teatrale come paradigma di Elsinore, come articolazione di stadi scenici che si sviluppano tra platea, scaletta, proscenio, sipario e palco. Che sarà nudo perché realistica sia la percezione dell’autenticità ambientale. Qui si nasconde e muore la coscienza di un pubblico troppo interessato a starsene al buio, per schivare comodamente i colpi di pugnale di principi e uomini che vorrebbero, solo vorrebbero, riassettare il mondo.”
Lo spettacolo è ospitato a San Severino in esclusiva regionale. Sul palcoscenico, insieme a Daniele Pecci e Filippo Gili, 12 giovani attori della Compagnia Stabile del Molise. Informazioni allo 0733 641255 (ore 9-13), botteghino aperto il giorno dello spettacolo dalle ore 14 (0733 634369).